Finissage mostra site-specific di Franco Losvizzero al Castello Orsini di Soriano nel Cimino

La donna coniglio-Franco Losvizzero, Soriano nel Cimino

Un  percorso dalle celle alla Torre Antica, al Castello Orsini di Soriano nel Cimino.

«Apoteosi è una mostra che parte dal basso -delle nostre viscere- per arrivare al punto più alto, dove o si spicca il volo o si cade. Lì dove ha perso la vita pochi anni fa quell’uomo che, come fosse un detenuto, s’impiccò per chiudere in un’apoteosi, il suo viaggio terrestre… lì sul merlo più alto nell’antica torre medievale». Con queste parole Franco Losvizzero descrive la sua mostra Apoteosi, ospitata nel Castello di Orsini di Soriano nel Cimino per la Biennale di Viterbo, che chiuderà domenica 17 novembre.

Si può partire anche dalla descrizione sul vocabolario del significato della parola: “Assunzione al cielo di un mortale, deificazione”, oppure, “Nel teatro greco, trasformazione finale dell’eroe in divinità, simulata per mezzo di particolari macchinari”. In realtà l’idea è arrivata da Valerio, custode del Castello, che gli raccontò la storia triste di quest’uomo che si tolse la vita sulla Torre dopo un matrimonio. Il Castello è stato un carcere di massima sicurezza fino al 1989 e unisce quindi bellezza della struttura e dolore delle persone detenute.

In cima la Donna-Coniglio (nella foto), che è in bilico sulla vetta della Torre. È una scultura  di vetroresina e acciaio realizzata apposta per questa esposizione con un calco di un corpo “ideale” sull’orlo del precipizio che si vede sino a 20 km di distanza. La Donna rappresenta poi la relazione tra Arte e Morte che va ad indagare l’intero precorso dell’esposizione: si raccordano tutte le tappe dal basso – il ventre brulicante – all’alto – il celestiale avvenimento – per arrivare così alla sua Apoteosi. La materia dell’inconscio che si rivela, che guida i passi di Apoteosi, è una tematica cara a Losvizzero, che realizza le sue opere facendole sgorgare da un magma interiore, materia pura che si rivela, dove vivono paure e sogni e surrealtà. Inoltre addentrarsi nelle: «debolezze e investigare anche col disegno mi fa sentire vero e sincero nel conoscere e riconoscere e mostrare la verità che tutti ci accomuna».

COMMENTA SU FACEBOOK

CONDIVIDI