Gabriella Sica, la poetessa pellegrina della Tuscia

Gabriella Sica è forse la poetessa più amata e letta nel panorama nazionale ma pochi sanno che è nata a Viterbo, dove ha vissuto i suoi primi anni di vita che racconta così: “Sono nata a Viterbo, ma in questo mi sento un po’ una pellegrina, una di passaggio qui e ovunque. Sono nata in una clinica fuori le mura di Porta Fiorentina trasformata in albergo e oggi in una residenza per anziani. E ho cominciato a camminare in una casetta con il giardino che fiancheggia la chiesa di Santa Rosa, poi ci siamo trasferiti in via Fontanella di Sant’Angelo.
Ero una bambina molto tranquilla, mi dice mia madre, quando avevo tra le mani qualche giornale o foglio, non so, sarei potuta rimanerci ore così. Mio padre lavorava alla Questura in via Saffi, oggi sede della Provincia. In realtà la mia genealogia materna è di Vetralla, e lì ho passato sempre le vacanze da bambina e da ragazza. Sono comunque molto legata alla terra viterbese, alla luce, ai colori, alla dolcezza dei monti e dei laghi vulcanici e al mare non lontano. Sono rimasta una che viene dal verde della campagna e tende all’azzurro del mare, che è sempre il desiderio e l’approdo. Andare dalla campagna della Tuscia al mare di Tarquinia è stato il mio itinerario archetipico”.
La poetessa, scrittrice vive a Roma da quando aveva dieci anni. Protagonista della poesia italiana da oltre quaranta anni, ha pubblicato libri in versi da La famosa vita (1986) al recente Tu io e Montale a cena (Interno Poesia, 2019). Sue poesie sono state tradotte in varie lingue. Tra i riconoscimenti il Premio Internazionale del “Lerici Pea” per l’Opera poetica 2014. Tra i suoi libri in prosa: Emily e le Altre. Con 56 poesie di Emily Dickinson (2010) e Cara Europa che ci guardi. 1915-2015 (2015). Ha inoltre realizzato per la Rai sei docufilm (Ungaretti, Montale, Pasolini, Saba, Penna e Caproni), messi durante la pandemia 2020, e tuttora in visione, sulla piattaforma Raiplay: https://www.raiplay.it/programmi/poetidel900.

L’infanzia è un motore sempre acceso e la radice di quel che verrà.
Ora sto provando a ritornare, almeno un po’, perché Pellegrina in me stesa, una sorta di mio pellegrinaggio nei luoghi della poesia, tra i poeti che più ho amato o solamente certi luoghi geografici. Si tratta di un dialogo con poeti di altre generazioni, con i nostri padri-poeti.
Non so se il mio pellegrinaggio avrà altre tappe, io che sono pellegrina immobile a Roma, nata nella città dei pellegrini e sempre con il sentimento vivo dell’esilio. Roma mi ha adottata E mi considero, come dice Bertolucci, “pellegrino immobile”, pellegrina giunta con gioia a Roma. Il mio percorso rituale era proprio quello che dalla Francigena arrivava a Monte Mario passando per la Trionfale. Naturalmente ho viaggiato nel mondo, anche se sempre meno. In questi ultimi anni mi è parso necessario andare a scavare nella mia storia, nella mia lingua mediterranea, nella natura del paesaggio della mia infanzia, tra contadini ed etruschi. E forse ora questo percorso si rivela uno strumento di dialogo con gli altri: per dialogare bisogna avere il senso di un’appartenenza, un’identità. Se non si vuole che la propria terra sia sgretolata, cancellata, dimenticata bisogna averne memoria.

E la poesia è un esercizio di resistenza ai crolli che vediamo intorno a noi, esercizi di pellegrinaggio, azioni meravigliose di cammino. E così faccio quello che mi piace fare con le mie poesie: trovare il punto d’incrocio tra tempo e spazio, legare in una forma umanità natura e paesaggio”.
E in questo anno dedicato al sommo Poeta, possa la nostra poetessa pellegrina ripercorrere quei viaggetti immaginari di Dante nel Viterbese. (S.G.)

La poesia inedita di Gabriella Sica,scritta negli dicembre2020

Dialoghetto di pellegrina
e di un venditore 

V. L’anno che verrà sarà più felice
del vecchio stanne certa credimi,
porta il vaccino con il primo fiore.
Acquista allora questo almanacco!

P. Certo una liberazione dal morbo!
Gli altri mali li nascondi nel mantello?
Ho avuto anni più orribili di questo
ti confesso ma è che passa il tempo!

V. Sciocco provare oroscopi o aruspici
meglio affrontare il nuovo anno al buio
serenamente autunnarsi senza sapere
se altri autunni avremo o questo è l’ultimo.

P. Parli e intanto corre e vola un’ora
ogni giorno sia splendido e il più bello
da ammirare e vivere come eterno
non lo buttare al rumore e confida!

Foto di Dino Ignani

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