E’ la risacca a stabilire il momento dell’attracco. L’onda ora avvicina la barca, e successivamente l’allontana. L’aiutante che ha percorso il braccio di mare che separa Ventotene a Santo Stefano cerca disperato di stare aggrappato al piccolo e rugginoso appiglio che il minuscolo molo presenta. E’ una questione di tempo, saltare sul primo scalino dell’approdo, scivoloso per le alghe. Messo piede a terra, realizzo subito un pensiero: quanti uomini, donne, detenuti comuni e politici, secondini e direttori hanno messo piede su quello stesso scalino continuamente bagnato dalle onde, perché non vi sono altri approdi degni di tale nome sull’isola. Il tempo di scendere e il barchino, visto il mare che sta leggermente montando, si allontana. Salvatore il custode mi sta aspettando su al carcere. Una sensazione di essere approdato in una dimensione a me sconosciuta, lentamente prende il sopravvento. Non c’è tempo da perdere Salvatore mi sta aspettando insieme al gruppo. Un porta all’inizio del viottolo che conduce al carcere segna l’ingresso, appena oltrepassata sulla destra un magazzino ricavato nella roccia. Inizia così la salita su un ripido sentiero, lastricato di lastre di peperino, circondato da agave, piante giganti di finocchio e calabroni che girano frenetici. Sullo sfondo Ventotene con un mare azzurro da togliere il fiato. Il sole picchia, non c’e tempo da perdere bisogna accelerare il passo. Lascio un imponente fabbricato munito di grate, per arrivare all’ingresso principale. Mi viene in mente la storia di un capo secondino che al tempo dei borboni accoglieva i prigionieri politici con un pugno in faccia giusto per fargli capire dove erano maledettamente approdati. Per fortuna c’è Salvatore che è venuto ad accogliermi per iniziare la visita per mia fortuna munito di un bel sorriso sotto gli occhiali da sole. La curiosità della visita è nata dal poter vedere da vicino la forma del carcere, la sua particolare architettura a semicerchio, i vari piani, gli accessi e la torretta centrale che permetteva ai secondini di controllare i detenuti senza essere visti. Ma quando Salvatore inizia a narrare la storia del carcere capisco che questo luogo è in realtà qualcosa di più. E’ un monumento che parla della nostra storia. I Borboni lo costruirono in fretta perché sapevano che i tempi stavano cambiando, illudendosi che bastava rinchiuderci alcuni capi popolo per cambiare il corso della storia. Passano i secoli e viene utilizzato nel ventennio fascista per la segregazione degli oppositori al regime. Sandro Pertini, Altiero Spinelli, per fare alcuni nomi illustri sono passati di qui, uomini che nel buio dei tempi, pensavano e immaginavano un mondo diverso, migliore e con tutta la forza hanno perseguito quel sogno comune. La visita sta terminando, anche perché gli spazi visitabili e messi in sicurezza sono limitati.
Tutto torna alla memoria in questo lunedì 22 agosto ma i protagonisti sull’isola di Ventotene sono il presidente del Consiglio, Matteo Renzi, il presidente francese, Francois Hollande e la cancelliera tedesca Angela Merkel. E’ proprio in questa isola che è stato scritto il “Manifesto per un’Europa libera e unita” ed è da qui che i tre statisti provano a farla ripartire.
Più che mai un grazie a Salvatore custode del carcere, senza il suo contributo, questo racconto non ci sarebbe mai stato.