Gli acroteri di Acquarossa nel Museo Albornoz di Viterbo

di Francesca Pontani*

Acquarossa

Il sito archeologico di Acquarossa si trova pochi chilometri fuori Viterbo e poco distante dall’antica città romana di Ferento.

Si tratta di un insediamento la cui fondazione si fa risalire a epoca anteriore agli etruschi e che venne abbandonata intorno al 500 a.C.

 

Le rovine sono venute alla luce a seguito di una campagna di scavi condotta dall’Istituto svedese di studi classici a Roma a partire dal 1966. Alla campagna partecipò anche il re Gustavo Adolfo di Svezia noto appassionato archeologo.

Tra le evidenze archeologiche più suggestive ci sono gli elementi in terracotta che decoravano gli edifici di culto di questa antica città.

Questi elementi architettonici sono: acroteri, sime, tegole, coppi conservati ed esposti all’interno del Museo Nazionale Etrusco Rocca Albornoz a Viterbo.

 

Gli acroteri: grande effetto scenografico

Gli acroteri erano fissati sui grandi coppi del tetto. Essi avevano funzione decorativa ed erano di grande effetto scenografico, essendo numerosi, alcuni elementi anche di grandi dimensioni e poi soprattutto erano dipinti.

 

Gli acroteri: animali e piante

I motivi zoomorfi e fitomorfi fanno riferimento al repertorio di età Orientalizzante.

Ogni pezzo veniva preparato singolarmente tagliandolo da una piastra di argilla.

 

Gli acroteri nelle urne a capanna

Di Acquarossa si è conservato interamente un solo acroterio, mentre gli altri sono frammentari.

Ma comunque in alcuni casi siamo in grado di farci un’idea dell’aspetto originario nonostante la frammentarietà grazie alla presenza di miniature di acroteri sulle cosiddette urne a capanna.

 

Acquarossa, Veio, Murlo

Gli acroteri a ritaglio di Acquarossa, databili al 600 a.C. ca., possono essere messi a confronto con esempi corrispondenti da Poggio Civitate (Murlo, provincia di Siena): sulla base della conoscenza attuale possiamo dire che entrambi stanno a capo di quella tradizione di acroteri etruschi arcaici che diede origine alle famose statue acroteriali di Veio (500 a.C. ca.).

Essi testimoniano di una tendenza a decorare i tetti, che sembra essere una caratteristica locale, risalente all’Età del Ferro, a giudicare dalle urne cinerarie a forma di capanna di quel periodo.

 

DOVE

Museo nazionale Etrusco RoccaAlbornoz

http://www.polomusealelazio.beniculturali.it/index.php?it/174/museo-nazionale-etrusco-rocca-albornoz

 

Foto Francesca Pontani

 

Nel prossimo articolo, il 14 maggio, andremo a Bolsena.

 

*Francesca Pontani – www.francescapontani.it – Archeologa del comitato scientifico del Museo Archeologico delle Necropoli Rupestri di Barbarano Romano. Egittologa, conoscitrice di lingue antiche come i geroglifici, la lingua sumerica e accadica, la lingua etrusca, lavora nel mondo del web. Nel blog e sul canale YouTube ArcheoTime sono visibili le sue camminate archeologiche on the road. Innamorata della comunicazione e della scrittura, guida i lettori di TusciaUP nella conoscenza del nostro territorio attraverso Tour di Archeologia in Tuscia.

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