Gli ecomusei, il paesaggio in un continuum che supera la pandemia

In un momento storico che ha visto la chiusura, prolungata, dei musei italiani e dei luoghi di cultura, gli ecomusei divengono icona di un modello che supera la funzione di ostensione e contemplazione per lasciare campo a modelli dinamici e ibridi, di agorà, di contingenza esistenziale, di nuove architetture attraverso il paesaggio, in un continuum.

Perché un ecomuseo?

I musei territoriali, i musei diffusi esercitano una funzione attrattiva essenziale per il territorio, non solo perché ne forniscono le chiavi di lettura, ma anche per le loro funzioni di centri culturali e sociali molto attivi. Qualora ben strutturati e dotati delle più moderne attrezzature di ausilio alla visita (indoor e sul territorio), possono divenire un volano economico efficacissimo e creano occasioni e motivi per l’abbattimento del fenomeno del turismo estemporaneo, fornendo elementi per un aumento delle presenze, per un legame con il territorio di appartenenza.

Nel Lazio, sono presenti quattro ecomusei riconosciuti e diverse altre realtà che contribuiscono a creare un tessuto molto attivo e in continua evoluzione.

Nella provincia di Viterbo è presente l’Ecomuseo della Teverina, concentrato in una porzione del territorio prospiciente l’Umbria tiberina, con centro operativo nel suggestivo borgo di Mugnano con il dominante Palazzo Orsini, oggi gestione privata. Altre realtà si stanno organizzando e si progetta di far presto una rete di soggetti ecomuseali provinciali.

La creazione di sistemi ecomuseali diviene un elemento determinante, soprattutto in quelle aree ricche di risorse naturalistiche ed archeologiche, ma povere di strutture, come la porzione meridionale della provincia.L’accadimento della pandemia ha reso ancor più evidente il valore di queste entità culturali insite nel contesto paesaggistico territoriale.

In un’area uniforme paesaggisticamente e geologicamente e denominata Tuscia rupestre, il progetto ecomuseale si rivolge, in particolare ai comuni di Caprarola, Ronciglione,Capranica, Vejano, Barbarano Romano, Vetralla, Blera, Villa San Giovanni in Tuscia e Monteromano in cui si concentra una serie impressionante di siti archeologici, soprattutto rupestri, ed aree ad alto indice di naturalità, oltre che di SIC – Siti d’importanza comunitaria. Vi aderiscono inoltre altre amministrazioni e istituzioni del territorio provinciale che presentano caratteristiche geomorfologiche, ambientali, culturali e tradizionali simili quali, ad esempio, il Comune di Lubriano. E’ prevista  una migliore distribuzione geografica e l’integrazione di realtà locali pienamente omogenee alle caratteristiche individuate.E il periodo che stiamo vivendo la rende necessaria

L’Ecomuseo della Tuscia Rupestre è un’iniziativa nata da un progetto di ricerca universitaria, basata sull’esperienza di divulgazione scientifica e di promozione territoriale svolta negli anni presso il museo naturalistico di Barbarano Romano e dal personale della Cooperativa Sociale I SEMI che lo ha gestito, promuove e supporta attività di ricerca scientifica interdisciplinare volte alla conoscenza del patrimonio locale. Nel rispetto dei protocolli anti covid previo prenotazione, ha gestito corsi per  l’arte della lavorazione dell’argilla con il tornio.

E’ un progetto di sviluppo sostenibile, di promozione sociale e territoriale, mirato  a creare una rete di “attori” locali, già presenti e attivi, oppure da costituire, che si impegnino in una serie di linee d’azione comuni stabilite da un Consiglio di gestione composto dai rappresentanti delle Amministrazioni coinvolte, concordate e condivise: questi soggetti sono supportati dal Comitato Scientifico dell’Istituto Tuscia Rupestre.

Attualmente hanno aderito all’Ecomuseo numerose Amministrazioni locali, tra cui i Comuni di Barbarano Romano, Blera, Capranica, Lubriano, Veja.

E’ giunto il momento  di valutare quell’insieme che l’ecomuseo rappresenta, esercita, magari con intensità diverse, quell’apprendimento della cultura e della cura, che custodisce quegli strumenti indispensabili per progettare il domani. (S.G.)

Foto: Museo della Tuscia Rupestre

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