Il nostro essere nel mondo: vicino-lontano, il nostro orizzonte.
Questo il tema e filo rosso degli interventi della seconda edizione della “Festa dell’Arte” organizzata questa mattina dalla DISTU, Università degli Studi della Tuscia, presso l’Aula Magna di Viterbo.
Il nostro orizzonte è un destino? È una scelta? È una condanna?
Questo orizzonte è stato sempre superato: con la parola orale e con la parola scritta. Perché parola più immaginazione insieme producono qualcosa: dei frutti seminati nel passato che durano nel tempo e superano i confini.
L’imitazione nei tempi antichi non era una limitazione: prendere, imitare voleva dire riconoscere valore a quello che si imitava per creare qualcosa di nuovo; non si imita qualcosa di generico ma si imita qualcosa che ha una sua dignità e validità nel presente.
L’imitazione è una forma di dialogo: con il passato e con l’altrove.
Contrario di imitazione è rimozione, censura.
L’imitazione produce sempre cose nuove mentre è la censura che annulla.
E in questa visione la parola è un ponte, supera le frontiere. E ogni volta che affrontiamo (e superiamo) quella frontiera (di tempo, di genere, di spazio, ecc.) siamo più ricchi: ed è questa la chiave per capire e recuperare il passato.
In questo flusso di riflessioni e approfondimenti si sono svolti gli interventi dei relatori:
L’imitazione: quando il lontano si fa vicino, di Paolo Procaccioli
Annio da Viterbo: dalla tetrapoli viterbese alla storia universale, di Enrico Parlato
Urban Art portoghese a Roma, 2016, proiezione del video di Leonardo Meuti, a cura di Elisabetta Cristallini
Sulle rive dell’Eufrate, Gian Maria Di Nocera
Gli Etruschi sono tutti morti? L’Etruria nell’immaginario contemporaneo della Tuscia, di Marina Micozzi
L’avventura romana di Cola di Rienzo, a cura di Anna Modigliani
Saffo: da Lesbo a Leucade a Roma, di Salvatore De Vincenzo e Maddalena Vallozza.
Inoltre l’apertura delle mostre:
“Territori”, video installazione di Shaghayegh Sharafi, a cura di Patrizia Mania
“Global middle ages. Architettura scavata e pittura rupestre. Tra Oriente e Occidente” a cura di Elisabetta De Minicis, Marina Micozzi, Giuseppe Romagnoli,Maria Raffaella Menna,Paola Pogliani (aperta 9-18.00, dal 10 ottobre al 17 ottobre, escluso sabato e domenica).
Tuscia-Cappadocia-Georgia: complessi archeologici rupestri nella Tuscia di Viterbo e in Cappadocia. Tuscia e Asia centrale mostrano suggestive caratteristiche simili del luogo che ha caratterizzato un modo di vivere. Stesse condizioni geologiche di architettura in negativo che legano tra di loro territori lontani.