I beni culturali e la Tuscia: una passione, un’opportunità

Di Luciano Osbat 

C’è stato un momento nella storia recente di Viterbo e della Tuscia che da tutt’Italia si guardava a questa città con grande interesse misto ad un po’ di invidia: era il 1990 e a Viterbo si apriva la prima Facoltà di Conservazione dei beni culturali in Italia. Da un quindicennio era stato creato il Ministero per i beni culturali e ambientali  ed era diventato un luogo comune l’affermare che la ricchezza del paese, il nostro “petrolio”, era costituito dai beni culturali:  in Italia c’era (e c’è ancora oggi) un patrimonio di beni culturali come in nessun altro paese al mondo. Un patrimonio che andava studiato, conservato, valorizzato: a questo dovevano servire gli insegnamenti impartiti in quella Facoltà che doveva formare i professionisti che avrebbero svolto quel compito.

Ad iscriversi a quella Facoltà sono accorsi centinaia di studenti da tutt’Italia. Il primo anno di corso, il 1990-1991, erano più di mille le matricole; altre seicento l’anno successivo e altre se ne sono aggiunte negli anni seguenti al ritmo di oltre 400 nuove matricole l’anno.

A spingere queste migliaia di giovani a Viterbo era la passione che li animava a voler studiare, conoscere, amare i beni culturali e la fiducia che si sarebbero aperte grandi opportunità per la loro successiva occupazione.

Le cose non sono andate così per cause che sarebbe lungo enumerare e che dipendevano in parte dallo Stato (che non ha investito, fino a tempi recenti, nel comparto dei beni culturali), in parte dalla Facoltà (che non è stata capace di organizzare il corso di studi in modo da facilitare la sua conclusione nel giro di quattro-cinque anni), in parte dalla Città (che non ha saputo accogliere gli studenti che venivano da fuori limitandosi a sfruttare la nuova occasione di guadagno).

Le conseguenze più evidenti di queste disfunzioni sono state l’allungamento della durata del corso di studi – che è diventato di sette-otto anni invece dei quattro prevedibili; la diminuzione progressiva del numero degli immatricolati anche per i costi eccesivi per i fuori sede; la mancanza di posti di lavoro nel settore dei beni culturali dove i concorsi per l’assunzione del personale da parte dello Stato sono cominciati solo da alcuni anni. E infine l’introduzione di Corsi di laurea triennale nel settore dei beni culturali quasi in ogni sede universitaria, svuotando così quei caratteri che avevano reso la Facoltà di Conservazione dei beni culturali di Viterbo un unicum nel paese.

A tutti questi problemi si farà riferimento lunedì prossimo, 6 novembre 2023, alle ore 15, quando nella Sala delle conferenze della biblioteca del Polo Umanistico-Sociale, a Santa Maria in Gradi, sarà presentato il Catalogo delle tesi di laurea che sono state discusse nella Facoltà di conservazione dei beni culturali di Viterbo tra il 1990 e il 2011 (quando la Facoltà è stata chiusa e sono continuati i diversi corsi di laurea nel settore dei beni culturali). Sono quasi tremila tesi di laurea – diverse centinaia riguardano Viterbo e la Tuscia – che oggi sono depositate in quella biblioteca e che costituiscono un patrimonio di grande importanza per la conoscenza dei beni culturali del nostro paese e, in particolare, per quelli presenti nel nostro territorio.

L’incontro però servirà anche ad altro: oggi le assunzioni nel settore della tutela e della valorizzazione dei beni culturali nel paese stanno procedendo ad un buon ritmo. Sono diverse decine gli ex-studenti di Viterbo che, una volta laureati, hanno superato i relativi concorsi e sono stati assunti nelle amministrazioni dello Stato e degli enti pubblici che si occupano di beni culturali nei settori archeologico, storico-artistico, del restauro, biblioteconomico ed archivistico. I beni culturali non sono il “petrolio” di questo paese ma sono una voce importante sia nel turismo culturale sia in quello della valorizzazione e della ricerca.

I corsi di studio universitario hanno ricevuto un migliore ordinamento e, in particolare nei corsi a ciclo unico (della durata di cinque anni), quelli che sono ammessi li completano nei tempi previsti ed hanno buone occasioni di occupazione. Viterbo e la sua Università oggi offrono, accanto ad una laurea triennale in Scienze dei beni culturali ed una laurea magistrale in Archeologia e storia dell’arte, tutela e valorizzazione, una laurea magistrale a ciclo unico (cinque anni) in Conservazione e restauro dei beni culturali che si sta affermando come una scuola di eccellenza non solo nella nostra regione.

Dall’inizio dell’avventura legata ai beni culturali a Viterbo sono passati oltre trent’anni e molte cose sono cambiate. Quello che è immutato è l’interesse di molti giovani per approfondire tutto ciò che riguarda la conoscenza dei beni culturali e la possibilità, oggi più di ieri, di trovare una occupazione stabile in questo settore.

Anche di questo si parlerà nell’incontro di lunedì prossimo 6 novembre 2023, alle ore 15 alla presenza del Rettore Stefano Ubertini, dell’ultimo Preside della Facoltà di Conservazione dei beni culturali, Alfio Cortonesi, del curatore del Catalogo, Luciano Osbat  e di altri docenti e tecnici.

 

 

 

 

 

 

 

 

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