I piccoli negozi non debbono a morire. Vedere una insegna decadente e locali sempre più vuoti nei centri storici è una disfatta. La sfida per il sociologo Aldo Bonomi (e la partita è ancora aperta) è che i commercianti puntino su prossimità e gioco di squadra.
Ovvero la partita va giocata su un altro terreno, quello della “prossimità”, quella forma di economia comunitaria “importante per produrre coesione e inclusione sociale” fondata “sui legami interpersonali che si instaurano tra venditori e clienti derivanti dalla quotidianità delle relazioni”. Per Bonomi “nella società c’è una forte spinta verso questa direzione” che va assecondata per esempio “curando sempre di più la bellezza dei centri storici e delle città”. Il commercio non è dunque solamente puro e semplice acquisto ma anche una esperienza sociale che non può essere riprodotta in rete. I numeri del commercio al dettaglio italiano sono impietosi. Negli ultimi anni il fatturato è diminuito di circa 7,7 miliardi, pari a quasi 300 euro di spesa in meno per famiglia. La causa principale è la crisi economica, la peggiore del dopoguerra da cui il Paese ancora non è uscito completamente, ma un altro fenomeno, forse ancora più pericoloso, sta erodendo le vendite: l’ascesa dirompente delle grandi piattaforme di commercio elettronico che mira a voler puntare a conquistare l’intera torta. Ma per affrontare la sfida dei grandi giganti del web i piccoli devono anche fare “gioco di squadra”. E a questo proposito lo studioso cita il caso di “Conad, il Consorzio Nazionale Dettaglianti formato da 7 grandi cooperative multiregionali capaci di aggregare i piccoli commercianti per aumentare la dimensione e quindi i vantaggi sul fronte dell’acquisto dei prodotti, della finanza, della logistica, senza però perdere la forza della prossimità tipica del commercio minuto”.
La partita dunque non è ancora persa e c’è ancora una speranza per non assistere alla desertificazione commerciale nei centri storici di città come Viterbo. E qui il messaggio forte e chiaro è diretto alle amministrazioni comunali. L’Assessore Sonia Perà nella giunta Michelini che sta volgendo a termine, ha messo sul piatto fondi piccoli o medi che siano per poter ridare nuova linfa alle botteghe artigiane, alle attività artistiche. Associazioni come Facciamo Centro provano ad arricchire questo meraviglioso lembo di città con iniziative ed eventi. Ci vuole una rete un tavolo di lavoro che metta a confronto l’idea con l’obiettivo da raggiungere senza farne solo un leitmotiv di campagna elettorale ormai prossima. Viterbo è una città di terziario, il suo centro storico è un piccolo salotto, bisogna tornare ad abbellirlo con negozi, botteghe, piccole officine creative.Bisogna ridargli un’anima, un cuore pulsante per il bene di tutti.