Il cinema fa paese: la scommessa di Gianpaolo Rossi per Barbarano Romano

di Paola Maruzzi

Gianpaolo Rossi sul set

C’è fermento a Barbarano Romano: da un po’ di anni buona parte del paese, circa mille anime, si mobilita per fare cinema. La scommessa è amatoriale, ma i risultati ottenuti (ultimi quelli di “Per un pugno d’asparagi” alle cui proiezioni di piazza hanno partecipato oltre 600 persone) stanno contribuendo a scrivere una nuova narrazione del borgo. A tenere le fila è Gianpaolo Rossi, 35 anni, operaio e appassionato di regia e videomaker. Assieme a Matteo Fortuna, Marco Polidori e Nazzareno Sibio (tutti riuniti nell’associazione Tuscia Nuova) hanno scelto di mettere la loro creatività e voglia di fare a servizio dell’interna comunità barbaranese. “Realizziamo docufilm e parodie per raccontare il nostro territorio, la nostra gente, i nostri rituali. Di ripresa in ripresa siamo arrivati a coinvolgere una settantina di persone. Ognuno mette a disposizione le proprie competenze, c’è chi offre la location, chi dà una mano con i costumi, chi recita. Nessuno dei partecipanti riceve compensi economici, tutti agiscono volontariamente e per la realizzazione non ci siamo avvalsi di finanziamenti pubblici né privati”, spiega Rossi.

A cominciare dal primo corto, “Bevanda criminale”, passando per “La nave va, a Barbarano” in collaborazione con la giornalista Giovanna Rossiello, il senso di comunità dei barbaranesi ha continuato a cementarsi. “Lo scopo è creare qualcosa insieme, facendo dell’esperienza cinematografica un laboratorio a misura di paese – continua il giovane regista –. Siamo pronti per il prossimo contributo, un docufilm incentrato sulla testimonianza diretta dei bombardamenti a Barbarano e Veiano da parte di Alberto Gambini, un signore che all’epoca aveva 16 anni”.

L’intento di restituire una narrazione collettiva ricorda per certi versi il progetto “Il paese” di Nadia Neri che ha proiettato i volti degli abitanti del piccolo borgo di Montecchio, in provincia di Terni, in un inedito album di figurine da collezione: in entrambi i casi c’è la volontà di dare voce ed espressione ai residenti-resilienti dei piccoli centri, gente che, in controtendenza rispetto all’abbandono dei piccoli centri, decide di rimanere.

L’operato di Rossi e compagni ha ricevuto anche la “benedizione” del regista Gianfranco Pannone, barbaranese acquisito, che proprio a Barbarano organizza “Il senso di un paese”, un festival antropologico e sociale dedicato ai piccoli centri abitati e al loro potenziale culturale. “Pannone è un nostro sostenitore, ci segue e apprezza il nostro lavoro”, spiega Rossi.

Non si tratta dell’unico cineasta ad avere un legame privilegiato con Barbarano: in quest’angolo della Tuscia, scelto come set naturale da Fellini e Monicelli, hanno casa il regista Marco Bellocchio e il critico Marco Muller, entrambi docenti del Barbarano Cine Lab, un laboratorio teorico-pratico che nei primi anni del 2000 portò nel paesino dell’Alta Tuscia un’interessante esperienza didattica di regia e sceneggiatura.

L’idea di contribuire alla formazione non è estranea neanche a Tuscia Nuova che, grazie a al bando “Fermenti in comune” promosso dall’Anci, ha ottenuto un cospicuo finanziamento che ha premesso di aprire un centro per la condivisione multimediale dove vengono organizzano corsi gratuiti per la popolazione.

giampaolo rossi

COMMENTA SU FACEBOOK

CONDIVIDI