Visto da noi: questa settimana noi di TusciaUp abbiamo visto al cinema “L’uomo che comprò la Luna”, una commedia del 2018 scritta da Geppi Cucciari, Barbara Alberti e diretta da Paolo Zucca. La pellicola, prodotta dalla Indigo Film e da Rai Cinema è stata proiettata per la prima volta alla Festa del Cinema di Roma, poi in quindici sale della Sardegna e successivamente, visto il riscontro positivo ai botteghini, in ulteriori cinque sale in tutta Italia.
Una coppia di agenti segreti italiani, Dino e Pino (rispettivamente Francesco Pannofino e Stefano Fresi), riceve una chiamata dagli Stati Uniti d’America in cui viene comunicato che qualcuno in Sardegna sia diventato proprietario della Luna, affronto inaccettabile per gli USA essendo stati i primi a compiere l’allunaggio. I due agenti decidono di reclutare Kevin Pirelli (Jacopo Cullin), un soldato dal marcato accento milanese. Kevin dovrà scoprire sul posto chi ha comprato la Luna e perché, ma per farlo dovrà immedesimarsi in un vero sardo con l’aiuto di Badore (Benito Urgu), un formatore culturale riluttante e misantropo. Superate le difficoltà dell’addestramento, Kevin partirà per questo viaggio attraverso una Sardegna rurale e selvaggia e riscoprirà la propria identità sarda e le proprie radici in un’isola popolata da uomini leali, permalosi e che mantengono sempre le promesse fatte. Nel primo weekend di uscita, la pellicola ha raggiunto solo sull’isola il miglior risultato al boxoffice italiano del fine settimana. Il film infatti in una settimana ha incassato una cifra tale da aumentare le copie di distribuzione fino ad espanderle sul territorio nazionale.
Il film è girato in alcune delle location più belle dell’isola, tra Santu Lussurgiu e S’Archittu, da Cagliari a San Salvatore di Sinis. Questa commedia on the road che si mescola con il western, la fantascienza e i fumetti è un divertente elogio alle tradizioni e alla cultura sarda più primordiale, ma ancora preservata. Il regista cagliaritano, autore de “L’arbitro”, con questo suo secondo cortometraggio conferma la sua conoscenza e l’amore per la sua terra e ci porta lungo le grandi distese di roccia calcarea bianca piena di crateri, proprio come la luna, con una storia semplice, poetica e a tratti surreale. Un film leggero, godibile da tutti, che vuole far ridere e raccontare di un viaggio all’interno di una tradizione che tutt’ora affascina per i suoi riti e costumi.
Con questa seconda opera, Zucca ci riporta in una Sardegna sospesa nel tempo, tra gag e identità, muovendosi tra generi e citazioni, senza mancare di sottolineare l’importanza della memoria. Ma diversamente da “L’arbitro”, suo film d’esordio, l’isola protagonista di questo viaggio viene concretamente caratterizzata dal suo bagaglio sociale e antropologico utilizzato dallo stesso regista per proporre i suoi stereotipi più conosciuti ma anche per riaffermare il valore delle radici culturali alle quali appartiene. Si tratta di una storia che narra della sardità e dell’essere Sardi, che non ha paura di mostrare un lato e un linguaggio “stralunato” e politicamente scorretto. Un film originale che intreccia commedia, satira e surreale, una regia fluida e un protagonista, Jacopo Cullin, quasi trasformista. Ma è il corso intensivo per diventare sardi la parte meglio riuscita della pellicola, grazie anche a Benito Urgu, maestro inflessibile, ma con una profonda nostalgia per quella terra lasciata ormai da troppo tempo che è ancora parte di sé e lo sarà per sempre.
“L’uomo che comprò la Luna”, una commedia che conferma il talento registico di Paolo Zucca. Dovuto anche alla conoscenza profonda che lo stesso regista e Geppi Cucciari hanno della loro terra, che dà loro la libertà di prendersi in giro, ma che vuole anche riaffermare i valori di quella cultura. L’appropriazione di un’identità e un’ode a tutti i sardi che tengono ben strette le proprie radici. Un film consigliato per chi vuole godere di un momento di ironia, ma anche per chi conosce, ama e vuole rivivere i paesaggi di quella splendida cornice chiamata Sardegna.