Il Laboratorio di Restauro di Viterbo, un’eccellenza aperta sul futuro

Luciano Pasquini

Se “L’Italia è l’eccellenza riconosciuta per il restauro e le scuole di restauro” (lo ha detto il ministro Dario Franceschini), il Laboratorio di Restauro della Provincia di Viterbo ne è una testimonianza.
Situato in un bel palazzo di fine ottocento nei pressi del Santuario della Madonna della Quercia, in ampi locali con soffitti a volta riccamente decorati, secondo il gusto dell’epoca, è uno dei poli d’eccellenza del restauro nel Lazio operativo dal 1979, tre i settori di intervento:
dipinti su tela;
materiali ceramici;
materiali cartacei e pergamene

Il Laboratorio di Restauro interviene nella manutenzione, conservazione e restauro di opere del territorio provinciale di proprietà degli Enti locali, ecclesiastici o d’altra pertinenza riconosciuta di “interesse locale”. A farci da guida la dott.ssa Paola Santucci, coordinatrice del laboratorio per il territorio della Regione Lazio, oltre a essere direttore tecnico delle gallerie Barberini e Corsini di Roma. Ci porterà alla scoperta del laboratorio con l’ausilio dei tecnici: Maria Rosa Cecchetti, Ottavio Di Rita, Anna Tozzi.
Il recupero dei dipinti su tela è un mondo affascinante e il polo di Viterbo, è conosciuto e apprezzato al pari del il famoso Opificio delle Pietre Dure di Firenze. Recuperare un’opera pittorica ci viene detto è un’operazione complessa, si inizia col restituire consistenza alla tela del dipinto che nel corso dei secoli si è inevitabilmente deteriorata, il laboratorio ha promosso con i suoi consulenti scientifici, un programma di ricerca sperimentale, sul tensionamento elastico dei dipinti su tela, in collaborazione con il Laboratorio di Fisica dell’ICR e il Laboratorio di Diagnostica dell’Università degli Studi della Tuscia. I risultati della ricerca, ancora in corso di approfondimento, sono stati pubblicati in un volume presentato dall’ICR e adottato come testo a livello universitario.
Il recupero della tela è un operazione preliminare, per poi passare al recupero vero e proprio del dipinto operazione che deve essere la meno invasiva possibile, senza snaturare la storia l’opera, deve rendere il dipinto nel suo insieme fruibile. Nei locali adibiti al recupero delle ceramiche c’è la dott.ssa Paola Borghesi che sta lavorando a una anfora ritrovata nella Villa Romana oggetto di scavi a Poggio della Guardia nella frazione di Sipicciano. I reperti rinvenuti sono stati oggetto di una interessante mostra al Castello Baglioni di Graffignano.
Recuperare un manufatto ceramico, viene riferito dalle esperte è un’operazione lenta e laboriosa, a volte si rende necessaria la ricostruzione di un pezzo mancante e sono richieste abilità per dare ad ogni pezzo, oltre alla giusta posizione, assemblarlo correttamente assorbendo le varie tolleranze che sono prodotte al momento della rottura. Un pezzo unico, da poco terminato di restaurare, in attesa di essere riconsegnato alla Soprintendenza dei beni Culturali è senza alcun dubbio una piccola vasca rettangolare in terracotta usata per il bagno dei neonati, certamente unica nel suo genere e perfettamente recuperata.
Il settore della carta e pergamene è curato dalla dott.ssa Cattafi Graziella. Attraverso la pulizia e la ricostruzione delle parti mancati si è provveduto al recupero e alla successiva conservazione di molti statuti dei comuni del Viterbese un patrimonio unico. Notevole è pure l’intervento su un celebre codice pergamenaceo del XIII sec. della Biblioteca Comunale di Viterbo, integrato a un progetto di digitalizzazione del testo presentato in un DVD-rom edito dalla Regione Lazio. Ad oggi sono stati più di 2000 gli interventi conservativi e di restauro su manufatti artistici provenienti da Comuni, Musei ed Enti ecclesiastici della provincia.
Ringraziando Andrea Alessi Direttore Scientifico del Museo della Città di Acquapendente che ha reso possibile l’interessante visita, lo stesso si sofferma su l’importanza del laboratorio nel recupero delle varie opere esposte al museo da lui diretto.”Purtroppo Il laboratorio del restauro, attualmente sconta i ritardi del passaggio delle consegne dalla Provincia alla Regione Lazio, serve una progettualità nuova che consolidi i risultati ottenuti, affidando al laboratorio competenze in materia di restauro non soltanto a livello locale, ma estendendolo a tutto il Lazio, per dare risposte concrete ai giovani laureati. Sottraendo al degrado l’intero patrimonio e restituirlo così alla fruizione della comunità e all’esame degli studiosi”.

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