Il lockdown frena la moria delle api? Una fake news

di Luciano Costantini

Glielo dico in italiano: non è vero niente. Anzi, le dico di più, le api oggi vivono meglio a Roma che qui da noi, perché in città magari soffrono l’inquinamento atmosferico, qui vengono sterminate dall’avvelenamento dei pesticidi. Massimo Palazzetti, uno dei massimi esperti di apicoltura e responsabile della Asl viterbese, non ha il minimo dubbio.

Allora non è vero che questi preziosissimi insetti stanno meglio e che avremo più miele e di migliore qualità?

Certo oggi l’impatto ambientale è minore rispetto a qualche settimana fa. E chi sostiene il contrario? Ma per le api non è cambiato nulla. Anzi. Si stanno perpetuando stragi incontrollate con i trattamenti in fioritura dei terreni coltivati a colza, un vegetale di cui le api sono ghiotte. In pratica, sulle coltivazioni vengono passati gli insetticidi più devastanti, che uccidono tutto ciò che respira in un raggio di tre chilometri. E’ accaduto a me tre anni or sono, sta succedendo adesso a un apicoltore di Lubriano. La Forestale purtroppo si è dovuta limitare alla constatazione del danno
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Insomma, la moria non è scemata?

Macché, stupidaggini. Le api mica muoiono per l’inquinamento ambientale o per il pulviscolo atmosferico. Le api muoiono di insetticidi, di neonicotinoidi, per colpa della gente che non rispetta le regole. Le api vengono semplicemente avvelenate. Vuole un esempio?

Dica pure
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L’altro giorno mi ha telefonato un apicoltore di Oriolo e mi ha chiesto come fare per trasferire le sue api a Roma. Perché, mi ha spiegato, il suo apiario ormai è circondato dai noccioleti che, sottoposti a trattamenti di pesticidi, fanno la strage di insetti. Almeno a Roma, mi ha detto, i noccioleti non ci sono.

Ma il minore inquinamento atmosferico, le mancate falciature delle erbe, il minor traffico veicolare…
Ripeto fake news. Anche perché chi doveva falciare ha già falciato. Le auto? Non sono quelle che uccidono. Magari gioveranno a ridurre l’inquinamento nella pianura Padana. Ripeto, le api oggi vivono meglio nelle città che nelle campagne. Sembra una contraddizione, ma non lo è. Lì non le avvelena nessuno, qui è un disastro su tutta la linea.

Allora il raccolto quest’anno sarà peggiore di quello già drammatico dello scorso anno?

Se non piove sarà così, a prescindere dagli avvelenamenti, perché i fiori, in mancanza di acqua, non producono nettare.

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