La scoperta del Teatro Patologico è avvenuta intercettando per caso su Rai3 il programma di Domenico Iannaccone, unico per sensibilità di entrare in modo silenzioso nel mondo del dolore, nel mondo dei fragili. Domenico Iannacone, con una puntata speciale di Che ci faccio qui, ci porta in un luogo straordinario: Il Teatro Patologico di Roma, fondato da Dario D’Ambrosi. Dal 1992, attraverso la recitazione, le persone affette da disagio mentale trovano il modo di comunicare e di uscire dall’isolamento.
Una Compagnia teatrale unica al mondo, D’Ambrosi, attore e regista, uno dei maggiori artisti d’avanguardia italiani, da giovanissimo si è fatto rinchiudere per 3 mesi in un manicomio per capire cosa fosse la malattia mentale. Di quell’esperienza Dario ne fa ancora oggi uno scopo di vita. Siamo tutti matti ci porta tra le vite di Paolo, Cristiana, Marina, Antonella, gli attori affetti da disagio mentale che animano questo luogo straordinario e ci spingono a riflettere su quanto sia labile il confine tra normalità e follia. Impeccabile, unico, sensibilmente presente.
L’Odissea della speciale Compagnia del Teatro Patologico, ideata da Dario D’Ambrosi, diretta da Francesco Giuffrè (figlio del celebre Carlo) e raccontata dall’apprezzato giornalista Domenico Iannacone, documenta la messa in scena dell’opera letteraria più importante al mondo. Un racconto che travalica la rappresentazione teatrale e che entra nella vita reale degli attori diversamente abili, cogliendone la fragilità e la bellezza. Una regia sapiente e delicata che porta la firma di Francesco Giuffrè.
Attraverso L’Odissea, Domenico Iannacone accende i riflettori sull’esperienza di chi vive quotidianamente il dramma della malattia mentale, raccontando lo scontro continuo tra fragilità e forza interiore, tra sofferenza e speranza, tra caduta e rinascita, in una suggestiva e illuminante riflessione su quanto in fondo sia labile il confine tra “normalità” e follia.
L’Odissea di Omero è il terzo passo della Compagnia Stabile del Teatro Patologico. In scena ci sono 21 ragazzi con patologie psichiche che, attraverso il teatro, trovano il modo per incanalare le loro emozioni.
I ragazzi diversamente abili, che da anni calcano i palcoscenici di tutto il mondo, sono alle prese con un progetto pensato e voluto dal fondatore e anima del Teatro Patologico, Dario D’Ambrosi che ha adattato il testo classico per creare un percorso emozionale che parla della follia che provoca la guerra, affidandolo alla regia di Francesco Giuffrè. Siamo tutti Ulisse, tutti noi affrontiamo la nostra Odissea personale e ognuno di noi ha la nostra Itaca. Simboli e metafore della vita entrate ormai nel linguaggio comune. Ulisse è un guerriero, un soldato, ha distrutto un regno, ha ucciso e si porta dietro questo enorme fardello. Come liberarsi di questi mostri? Dei mostri generati dalla guerra? Tornare a Itaca significa molte cose, significa tornare nel luogo dell’anima, nel luogo dove si è sé stessi, dove si può finalmente riposare, espiare i peccati e forse trovare la serenità. il viaggio però non è semplice, il viaggio è la metafora della vita e della morte. Ulisse, durante il suo viaggio, che altro non è che il viaggio della vita, affronterà terribile mostri, tentazioni, sarà sul punto di arrendersi per lasciare tutto e di risollevarsi…«per nascere un uomo deve prima morire» dirà Ulisse poco prima di trovare la pace e sfuggire alla mostruosità della guerra, ma si può mai veramente sfuggire a tale mostruosità?
Il viaggio di Ulisse insomma, ma anche il viaggio di persone straordinarie che con la loro grande forza di volontà urlano il loro esserci attraverso le voci e le parole che solo il teatro può offrire.
L’Odissea è un film-documentario di Domenico Iannacone, regia di Domenico Iannacone e Lorenzo Scurati, prodotto da Hangar TV di Gregorio Paolini, in onda su Raiplay che vi consigliamo assolutamente di vedere. Dario D’Ambrosi e i suoi ragazzi sono la prova di quanta libertà, quanta cura e quanta salvezza ci siano nel teatro.
Per chi lo volesse aiutare, Fondazione Charlemagne sostiene il Teatro Patologico.