L’AILI, Associazione Italiana Latto-Intolleranti, dichiara che a soffrire di intolleranza al lattosio sia circa la metà della popolazione, anche se non tutti i pazienti manifestano sintomi. In questo caso sarebbe allora più corretto parlare di malassorbimento di lattosio, una condizione che quasi mai necessita dell’eliminazione del latte e dei suoi derivati dalla dieta di tutti i giorni.
L’intolleranza al lattosio non è un’allergia alimentare. Bisogna partire da questo tema per spazzare via subito dubbi, incertezze e fraintendimenti sull’argomento. L’allergia è una reazione eccessiva e spropositata dell’organismo nei confronti di sostanze solitamente innocue, gli allergeni. L’intolleranza invece può essere scatenata dall’ingestione di alimenti oppure da disfunzioni o disturbi a carico dell’apparato digerente generati prevalentemente per carenze enzimatiche ma, a differenza dell’allergia, non coinvolge il sistema immunitario.
Come si diagnostica l’intolleranza al lattosio?
A differenza che nelle allergie alimentari, in cui la diagnosi può arrivare solo dallo specialista allergologo dopo una visita e tutta una serie di esami specifici, solo per alcune intolleranze alimentari esistono dei test scientifici e affidabili: ad esempio il breath test o l’analisi genetica, entrambi non invasivi, che servono a valutare l’eventuale intolleranza al lattosio. Tutti gli altri test non convenzionali, ma molto pubblicizzati, non sono scientificamente validati.
Come si affronta l’intolleranza al lattosio?
Se e solo se c’è una diagnosi certa di intolleranza, allora il medico potrà valutare di escludere il lattosio dalla dieta per un periodo variabile di alcuni mesi o in forma permanente, invitando il paziente a rivolgersi al vasto mercato dei prodotti delattosati. Attenzione invece ad estromettere il lattosio senza diagnosi certa, senza sintomi e, addirittura, senza alcun motivo di sospetto. Fare a meno dei prodotti lattiero-caseari per motivazioni salutistiche, che in realtà non esistono, o sull’onda delle mode o delle fake news alimentari che circolano in rete, può comportare gravi svantaggi nutrizionali, primo fra tutti quello di non permettere un adeguato apporto di calcio con la dieta, prezioso per la struttura ossea degli adulti, degli adolescenti e dei bambini. Ricordiamo infatti che, rinunciando al latte a ai suoi derivati, è quasi impossibile coprire il proprio fabbisogno quotidiano di calcio visto che questi prodotti forniscono il 51% del calciopresente nell’alimentazione italiana.
Come gestire il malassorbimento del lattosio?
Visto che, che come è stato visto, il malassorbimento a differenza della vera intolleranza generalmente non dà sintomi significativi, le strategie possono essere:
• Consumare regolarmente piccole quantità di lattosio, così da dare la possibilità alla flora batterica intestinale di imparare a digerirlo e così da poter, pian piano, aumentare le quantità;
• Consumare latte e latticini insieme ad altri alimenti, che come abbiamo visto possano rallentare lo svuotamento gastrico facilitando la digestione del lattosio;
Consumare yogurt, che può apportare quel quantitativo di lattasi che può aiutare nella digestione;
Valutare insieme al medico l’eventuale assunzione di integratori di lattasi;
Preferire i formaggi stagionati – privi di lattosio – a quelli freschi.
(Fonte:ForumSalute)
Video intervista al Prof. Luca Piretta, Gastroenterologo e Docente di Nutrizione Umana all’Università Campus Biomedico di Roma.
https://www.youtube.com/watch?v=XicJ0trW28g&rel=0