Ivana Pagliara, vocazione per le bellezze della Tuscia come elemento identitario

di Donatella Agostini

Appeso a una parete degli uffici di PromoTuscia, a Viterbo, c’è un poster con la frase di John Steinbeck: “Le persone non fanno i viaggi, sono i viaggi che fanno le persone”, che rimarca l’attuale importanza del turismo, bene divenuto ormai irrinunciabile e necessario alla nostra realizzazione personale. Ed è proprio sul turismo che Ivana Pagliara, in oltre venticinque anni di attività, ha costruito il proprio vissuto professionale, progettando e organizzando viaggi ed esperienze che “facciano” le persone. Ivana è anche un’insegnante di francese: didattica e turismo rappresentano i campi in cui, in tutti questi anni, ha riversato passione e dedizione. Del turismo ama la capacità di saper coniugare due aspetti apparentemente antitetici, creatività e precisione, entrambi indispensabili in sede di organizzazione di un progetto. «Amo creare qualcosa di utile non solo all’azienda ma anche alla collettività. Mi fa sentire bene». Ivana Pagliara è la cofondatrice – insieme a Maria Luigina Paoli – di PromoTuscia, la prima Destination Management Company della nostra provincia. Dal 1994 PromoTuscia lavora a fianco delle amministrazioni locali e delle imprese, per far sì che il turismo e la cultura diventino finalmente il volano dell’economia del nostro territorio. La sua attività è multiforme: tour operator per agenzie di viaggi e privati, organizzazione di eventi, convegni e meeting, corsi di formazione ed educational, marketing territoriale, e dal 2000 la gestione dell’Ufficio Turistico di Viterbo. PromoTuscia opera anche nella provincia di Rieti, dove gestisce l’Ufficio Turistico di Fara Sabina e un Ecomuseo di cinque comuni del territorio.
Arrivata in Tuscia a tre mesi di età dalla natia Puglia, Ivana si è laureata in Lingue e Letterature Straniere a Viterbo. «Ho avuto una formazione internazionale, grazie anche al progetto Erasmus – guai a chi me lo tocca! – esordisce sorridendo – Sarei una persona molto diversa se non l’avessi fatto». Dopo la laurea Ivana ha intrapreso il percorso che l’ha portata oggi ad insegnare in una scuola secondaria di primo grado. «Decisi di frequentare anche un corso formativo dedicato all’imprenditoria femminile nel campo del turismo e della cultura. Avevamo docenti di grandissimo livello; parteciparono un centinaio di persone da tutto il Lazio, ne vennero selezionate soltanto dieci. In quell’occasione incontrai la mia socia, Maria Luigina Paoli. L’unico progetto che è andato avanti è stato il nostro». Il corso ha dato a Ivana e a Maria la possibilità di fare stage formativi, fornendo loro gli strumenti operativi della loro professione. «Abbiamo appreso le skills di un grande mosaico che poi abbiamo assemblato qui: è nato PromoTuscia. E ancora oggi non finiamo mai di imparare». Gli uffici di PromoTuscia si trovano all’interno della ex-chiesa degli Almadiani. Un’ambientazione suggestiva, nel cuore della città. «Scommettemmo su questo luogo, anche se all’epoca era soltanto un sottotetto abbandonato. Eravamo giovani e risolute: proponemmo al Comune che ce ne saremmo prese cura. Con il tempo lo abbiamo recuperato tutto. E quella scommessa iniziale si è rivelata azzeccata». Nella Tuscia era l’anno zero per il turismo. «A Viterbo c’era l’Azienda di Promozione Turistica, ma era chiusa il sabato e la domenica», racconta. «I suoi collaboratori poi non parlavano le lingue. Io e la mia socia eravamo gasatissime, molto cariche di stimoli che volevamo restituire. Anche rispetto ad una gestione dei beni culturali in senso innovativo. Quando abbiamo iniziato avevamo uno spazietto giù in basso, dove davamo informazioni turistiche con un orario amplissimo, che andava a coprire la chiusura dell’APT. Facevamo perfino cambio valute, perché ancora non c’era l’euro, e l’uso del bancomat non era così diffuso. Mettemmo in atto azioni di cui a quell’epoca non si sentiva neanche parlare. Era il ’94, e avevamo già un visione integrata di Viterbo e la Tuscia». Un’epoca pre-Internet, in cui il lavoro di promozione e di organizzazione di PromoTuscia era ancora più di impatto. «Partecipavamo alle fiere del turismo: in Germania, in Francia, in Inghilterra, negli Stati Uniti. Parlavamo di questa Tuscia e quando mostravamo le foto tutti rimanevano estasiati – all’epoca proprio non si conosceva. Abbiamo sempre voluto indirizzarci verso un target di turisti che fossero in grado di capire la bellezza del nostro territorio, che avessero la voglia di approfondire e di ritornare. Perché la Tuscia non finisce mai di sorprendere». I pacchetti predisposti prevedevano già il turismo esperienziale, ma il vero asso nella manica di PromoTuscia si è rivelato però un turismo particolare. «Tra le tante declinazioni del nostro turismo, quello legato ai giardini ci ha fatto spiccare il volo», prosegue Pagliara. «Secondo me è l’elemento che incarna maggiormente il genius loci di questa terra. Grazie ad esso abbiamo potuto spaziare dalla Tuscia al resto d’Italia e in seguito all’Europa, per disporre infine anche di un prodotto legato all’Africa con il Marocco dei giardini. I Garden club rappresentano un’utenza talmente elevata che per noi è uno stimolo continuo». L’offerta di PromoTuscia include anche molti siti che normalmente non sarebbero visitabili. «Abbiamo una rete di contatti che aprono soltanto ai nostri gruppi, perché forniamo delle garanzie sulla tipologia di persone che arrivano. Non è una questione di censo, quanto di cultura. E rigetto l’espressione “viaggi di lusso” nell’accezione di costosi: il lusso che offriamo è quello inteso nell’accezione latina, di prodotto di qualità, sartorializzato. La possibilità di accedere ai siti difficilmente aperti al pubblico è stato un po’ il nostro paracadute nell’era di Internet. Perché con il web la Tuscia è passata dall’essere pionieristica ad essere fruibile da chiunque». Accanto ad Ivana e Maria lavora una squadra di professionisti, ognuno specializzato nel proprio ambito. Tra i molti eventi di promozione territoriale da loro organizzati, sono recenti quelli di Civita di Bagnoregio, di Acquapendente e di Vitorchiano. «Per Bagnoregio abbiamo organizzato “Civita in tutti i sensi”, che ha previsto laboratori artistici, workshop, per una fruizione profonda e prolungata del borgo. Per quanto riguarda Acquapendente, abbiamo studiato uno spettacolo itinerante di una compagnia teatrale, che avesse come sfondo il bosco del Sasseto e come target le famiglie con i bambini, soprattutto del bacino romano. Ed infine, “Il Borgo si racconta” a Vitorchiano – in collaborazione con l’associazione “Parole a Km 0” e Lazio Innova – in cui l’elemento caratterizzante non è stato il teatro ma la scrittura. Abbiamo coniugato elementi forti, portanti, con la cornice turistica, creando indotto in tutta la filiera collegata». In quanto esperta del settore, Ivana Pagliara è in grado di tratteggiare le luci e le ombre del comparto turistico della Tuscia. «Secondo me non è vero che qui non c’è cultura imprenditoriale turistica. Pensiamo alla crescita esponenziale dei b&b, qualcosa di paragonabile a quanto accaduto a Matera. E anche la qualità delle strutture ristorative si è elevata. Ma va detto che il lavoro di progettazione e di programmazione turistica non si può improvvisare: sinergia e confronto continuativo tra imprese ed istituzioni sono sempre fondamentali. Sarebbe bello se a livello di amministrazioni locali, la visione imprenditoriale ed integrata fosse più compatta. Per quanto riguarda i target turistici interessati al nostro territorio, una fascia di utenza che io conosco bene è quella del nord Italia, che è letteralmente “affamata” di Tuscia: di paesaggi, boschi, delle nostre distese di ginestre… Lì c’è un potenziale pazzesco, vi si dovrebbe fare un grande investimento. Più che con un brand, individuando i prodotti di punta, che rappresentano meglio la nostra vocazione e portano più effetti sul territorio».
www.promotuscia.it

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