La Macchina di Santa Rosa e l’ultima volta di Gloria

Gloria di Raffaele Acenzi

Con il trasporto della “Macchina” di Santa Rosa si vuole commemorare la traslazione del corpo di Rosa dalla chiesa di Santa Maria in Poggio, detta oggi “della Crocetta”, fino all’attuale Santuario. La processione nel corso dei secoli ha subito numerosi mutamenti. Nel 1512 essa avveniva il giorno 4 settembre di mattina all’ora delle messe, con offerta di cera da parte del Comune, e tutti i viterbesi si recavano da piazza del Plebiscito al Santuario per ricevere l’indulgenza plenaria. Secondo fonti storiche, anche con un primo disegno del 1690, gli inizi della Macchina di Santa Rosa si possono far risalire alla metà dei XVII secolo, quando si pensò di porre una statua della Santa su di un baldacchino, portato a spalla o su carri trainati da buoi, provvedendo anche a un’opportuna illuminazione; la struttura di tale baldacchino, che assunse man mano dimensioni sempre più verticali, era detta appunto “Macchina”. La “Macchina”, già nel passato, era una struttura avente carattere di grandiosità, una costruzione, spesso in stile barocco, fatta a forma d’enorme ciborio o guglia che, in occasione di altre tradizionali ricorrenze sacre della città, si portava processionalmente sulle spalle. A questa usanza, dunque, si ispira l’attuale trasporto della Macchina di Santa Rosa, effettuato a spalla da circa cento robusti portatori, chiamati “Facchini”, con il loro caratteristico abbigliamento bianco con fascia rossa. Il percorso tradizionale, di oltre un chilometro, parte da piazza San Sisto e giunge al Santuario, con cinque fermate intermedie (piazza Fontana Grande, piazza del Plebiscito, piazza delle Erbe, chiesa del Suffragio e piazza Verdi), che servono per modulare la formazione dei Facchini in base alla larghezza delle strade, dei dislivelli del tragitto e al dosaggio delle forze, che vengono concentrate al massimo nell’ultimo tratto del percorso, fatto in salita e di corsa.

Anno Domini 2023:

L’evento festeggia quest’anno i 10 anni dal riconoscimento Unesco come Patrimonio Immateriale dell’Umanità, nel contesto della Rete delle Grandi Macchine a spalla.
Altra speciale ricorrenza, i 45 anni dall’istituzione del Sodalizio dei Facchini di Santa Rosa.

Sarà l’ ultimo Trasporto di Gloria, la Macchina ideata dall’architetto Raffaele Ascenzi, nata dal Bando anno 2014 in cui ha prevalso sui 42 bozzetti presentati. Ha sfilato il suo primo Trasporto nel 2015, sostenendo due fermi per pandemia, la ripartenza nel 2022. E’ la Macchina che i viterbesi hanno amato da subito (così come è stato per il Volo d’Angeli di Giuseppe Zucchi).

Il 4 settembre prossimo la sindaca ha annunciato che verranno comunicati i bozzetti dei candidati nel concorso di idee della nuova Macchina, che sfilerà il 3 settembre 2024.

Gloria ci ha regalato la  forza energetica dell’emozione, ogni volta come fosse la prima volta.

Al suo ideatore riconosciamo il pregio di aver saputo coniugare tradizione e futuro, lasciando ad ognuno la libertà di vivere le proprie sensazioni, perchè come scrive Baricco:

A volte le parole non bastano.
E allora servono i colori.
E le forme.
E le note.
E le emozioni.

Grazie a Raffaele Ascenzi. (S.G.)

statua dentro

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