La magnifica statua bronzea di Germanico e il ruolo dell’affascinante Scilla

Stavolta la narrazione si sposta nella confinante Amelia, la cui fonte di storia avviene dal #MANU.

La leggenda vuole che l’affascinante Scilla, innamorata di Glauco, amato anche da Circe, subì i sortilegi della maga, che, per vendicarsi della relazione tra i due, “avvelenò” le acque dove la fanciulla si immerse fino alla vita, uscendone trasfigurata in un orribile mostro con code pisciformi e teste canine terribilmente ululanti…

Così è raffigurata nella corazza indossata da Germanico, la splendida statua bronzea rinvenuta ad Amelia, realizzata dopo il 19 d.C., data della morte ad Antiochia dell’erede al trono di Tiberio.

Scilla, alata, è di prospetto, con il braccio destro sollevato nell’atto di scagliare una pietra, indossa un gonnellino frangiato di foglie acquatiche, mentre due teste canine fuoriescono da ciascun fianco e una delle lunghe code pisciformi si avvolge a spirale all’altezza del petto di Germanico, raggiungendo quasi la spalla.

Al di sotto, a separare la scena dell’agguato di Achille a Troilo, un motivo stilizzato di onde correnti, che colloca Scilla nel suo habitat naturale a simboleggiare le insidie della navigazione, i pericoli scampati e le battaglie vinte per mare da Ulisse prima, dalla dinastia giulio-claudia poi, forse dallo stesso Germanico, arrivato fino all’Oceano (Tac. Ann. II 5 e 23-26.), che nel 17 d.C. celebrò a Roma il trionfo (Strabone, VII, Germania, 1.4; Tacito, Annales, II, 41).

La Statua:

La statua del Germanico, ridotta in numerosi frammenti, fu scoperta nel 1963 a seguito di lavori, poco fuori la cinta muraria lungo la “ Via Ortana”, via che ricalca probabilmente l’antico tracciato della Via Amerina, in un’area pianeggiante, in uno spazio che potrebbe essere identificato con l’antico campus il luogo utilizzato per i ludi e le gare ginniche. Insieme alla statua venne alla luce anche un capitello decorato con trofei e navi, che probabilmente ricordava una vittoria navale d’Augusto e un’ara.

Il restauro ad opera della Soprintendenza Archeologica per l’Umbria, visto lo stato di conservazione dei frammenti ha suggerito la ricomposizione della statua, adottando tecniche di ricostruzione originali. E’ stata dunque progettata una struttura portante in acciaio, a tale struttura metallica è poi stata ancorata una struttura lignea di supporto a base per i frammenti bronzei.

 

 

 

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