La stanza è un po’ piccolina e l’ingresso si trova proprio di fronte a quello dell’amministrazione provinciale. Ma all’interno ci sono i ricordi e i cimeli di una Macchina di Santa Rosa che non morirà mai, tanta è stata la sua innovativa (per l’epoca) bellezza: il “Volo d’angeli” di Giuseppe Zucchi. Piccoli tesori che rivivono a dispetto del tempo che trascorre inesorabile, ma che non riesce a scalfire la magnificenza di quella che nel 1967 (fatico anno del “fermo” in via Cavour) fu considerata un vero e proprio capolavoro dal sapore rivoluzionario.
Ci sono le foto con i personaggi dell’epoca (molti, purtroppo, non ci sono più), c’è un ciuffo del “Volo”, ci sono due bicchieri che contenevano la cera per la fiamma viva, c’è una divisa da facchino. E c’è la testa di un angelo, in cartapesta, restaurata e messa in bella mostra da Luigi Zucchi, figlio del mitico Peppe. ”Ho ritrovato per caso i calchi – racconta lui stesso – e così ho potuto restaurarla. E’ la testa di un angelo”.
Sull’idea della mostra lo stesso Zucchi, accompagnato dal figlio Augusto (che ha curato con lui il libro uscito qualche mese fa, dal titolo “Un Volo d’angeli infinito”) racconta che è arrivata quando è stato contattato da Stefano Santucci e Marco Pallucca, rispettivamente presidente e vice presidente della neonata associazione “Ex Facchini di S.Rosa”, che riunisce tutti coloro che, per motivi anagrafici, hanno dovuto appendere il ciuffo al chiodo.
“Sì, è vero – ribadisce Santucci – l’associazione è nata nel luglio scorso. Ma io ed altri amici ci stavamo lavorando da quasi un anno, soprattutto per risolvere i problemi di carattere burocratico”.
Poi spiega la filosofia dell’operazione. “Lo scopo era innanzi tutto quello di non perderci di vista. Perché chi è facchino lo è per sempre, anche quando ha smesso di portare la Macchina. Io l’ho fatto per 30 anni. Ho cominciato con ‘Sinfonia d’archi’ e ho finito con ‘Gloria’. Lo scopo è quello della conservazione della memoria, anche attraverso una serie di iniziative collaterali all’evento principale, che è il trasporto”.
Poi parla dei rapporti col Sodalizio. “Che sono ottimi. Ma noi vogliamo essere un’altra cosa. Il Sodalizio raccoglie le persone operative: quelle che portano la Macchina e un esiguo numero di addetti al trasporto. Io in questa associazione ho già 100 iscritti e i figli di alcuni di loro sono facchini. Insomma, nessuna competizione, ma solo amicizia e collaborazione. Per quest’anno, ad esempio, abbiamo allestito un maxi schermo presso il Balletti Park Hotel di San Martino e ci raduneremo lì, perché ci sono anche quelli che hanno superato la novantina e non possono stare in piedi per tante ore”.
Infine, uno sguardo al futuro. “Un altr’anno speriamo in una soluzione diversa e anche di avere una sede. Ne dovremo parlare con la sindaca…”.
Intanto la macchina (non quella di Santa Rosa) s’è messa in moto. La speranza di tutti è che possa percorrere tanti chilometri. (A.S.)