La Piroga Monossile dell’Isola Bisentina

Francesca Pontani

Presso la riva orlata di giunchi, dove cresce il salice e il vimine palustre, il mio carro sosta. By the rushy-fringed bank, Where grows the willow and the osier dank, My chariot stays” (Milton)

Le piroghe monossili del lago di Bolsena

Il lago di Bolsena ha restituito notevoli testimonianze delle antiche frequentazioni delle sue sponde e, con l’archeologia subacquea, anche dei resti sommersi, dalla preistoria fino al medioevo.
In particolare, a poca distanza da Monte Bisenzio, che fu sede di un importante centro dell’età del Ferro poi trasformato in centro etrusco, sono state ritrovate a 13-14 mt di profondità del lago due piroghe monossili (cioè scavate da un unico tronco d’albero), datate alle fasi finali dell’età del Bronzo.
La prima (quella raccontata in questo articolo) venne recuperata nel 1989 sui fondali davanti a Punta Calcino (isola Bisentina) ed è oggi visibile e conservata all’interno del Museo della Navigazione nelle Acque interne (MNAI) di Capodimonte, mentre la seconda, individuata nel 1991 presso Monte Bisenzio, giace ancora oggi nel sedimento del fondale del lago, protetta da un sarcofago di acciaio.

La piroga dell’isola Bisentina
La piroga dell’isola Bisentina affiorava da un fondale limoso alla profondità di circa 14 mt nei pressi della costa nord-occidentale dell’isola, non lontano da Punta Calcino; lo scavo archeologico, avvenuto nel novembre 1989, ha dimostrato che il relitto era privo di carico.
L’analisi radiometrica ha restituito un’età calibrata di 1365-1020 anni a.C.: questo consente di assegnare l’imbarcazione ad un arco cronologico che va dalla fine del Bronzo medio al Bronzo finale.

La piroga è stata ricavata da un tronco di faggio: lunga mt. 6,16; larga tra cm. 67 e 71; altezza tra cm. 19 e 27.

Questa seconda piroga (l’altra è ancora sotto acqua) è caratterizzata da un interessante elemento strutturale: ad una estremità infatti presenta un anello, ricavato a risparmio dal tronco di faggio, all’estremità opposta si conserva un’appendice.
Questi due elementi permettono di ipotizzare altri impieghi oltre a quello di scafo singolo: infatti gli anelli avrebbero consentito di collegare due piroghe uguali realizzando così una piroga doppia, un tipo di natante che avrebbe garantito una maggiore stabilità.

Sarebbe stato possibile anche utilizzare le piroghe come galleggianti e, ricoprendole con un tavolato, trasformarle in una zattera o in un pontone.

La caratteristica delle estremità forate non è molto frequente: in Italia appare sulla piroga dal Lago Lucone (Brescia) attribuita all’età del Bronzo generica e su una delle due piroghe dal Lago di Mercurago (Novara), datata all’età del Bronzo antica e media.

Per vedere la piroga monossile dell’isola Bisentina: visita il MANAI di Capodimonte (VT)
https://museocapodimonte.com/
https://museocapodimonte.com/come-raggiungerci-how-to-get-to-here/
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Bibliografia
da “Le piroghe monossili del lago di Bolsena” in P. Petitti (a cura di), “Sul filo della corrente. La navigazione nelle acque interne in Italia centrale dalla preistoria all’età moderna”, Arx Società Cooperativa, 2009, pp. 11-16.

Foto Francesca Pontani

Francesca Pontani – www.francescapontani.it – Archeologa del comitato scientifico del Museo Archeologico delle Necropoli Rupestri di Barbarano Romano. Egittologa, conoscitrice di lingue antiche come i geroglifici, la lingua sumerica e accadica, la lingua etrusca, lavora nel mondo del web. Nel blog e sul canale YouTube ArcheoTime sono visibili le sue camminate archeologiche on the road. Innamorata della comunicazione e della scrittura, guiderà i lettori di TusciaUP nella conoscenza del nostro territorio attraverso Tour di Archeologia in Tuscia.

Nel prossimo articolo il 6 giugno andiamo a Vulci

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