Venerdì 22 settembre e sabato 23 settembre, presso le Scuderie Farnesiane, si è svolto il convegno organizzato dal Comune di Capodimonte con il Museo della Navigazione nelle Acque Interne, “LaTuscia degli Aldobrandeschi. Aspetti storici, politici, economici delle comunità viterbesi tra X e XV secolo”.
Dopo i saluti istituzionali del Sindaco di Capodimonte, Mario Fanelli, che ha voluto espressamente ricordare il Sindaco Vittorio Fanelli (1949-1995), alla cui memoria è stato dedicato il Convegno, i lavori sono stati aperti dalla Soprintendente, Dott.ssa Margherita Eichberg, della Soprintendenz aArcheologia, Belle Arti e Paesaggio per la provincia di Viterbo e per l’Etruria meridionale, la quale ha focalizzato l’attenzione sul fatto che alcuni periodi storici, come il Medioevo, sono spesso più trascurati rispetto ad altri ed ha auspicato che incontri di questo tipo possano essere un valido strumento di conoscenza e di acquisizione di nuovi dati, con l’obiettivo di comprendere molti aspetti della storia locale medievale, finora lasciati in ombra.
In effetti il convegno, dal taglio accademico, è stato un’occasione di scambio e di confronto su untema e su un periodo storico lasciato spesso in secondo piano, ovviamente non nell’ambito degli studi specialistici, ma soprattutto nella produzione culturale divulgativa, rispetto, per esempio, allapiù celebrata fase farnesiana o al più considerato periodo etrusco. In realtà, i secoli esaminati,indicativamente X – XV secolo, sono densi di avvenimenti rilevanti e di cambiamenti anche di tipo organizzativo politico, sociale e territoriale, che hanno coinvolto intensamente anche la Tuscia. Tra igrandi lignaggi che si contendevano il potere in quegli anni, l’Italia centrale vide l’ascesa degliAldobrandeschi, nella regione compresa tra Toscana meridionale e Alto Lazio. È su questo aspettoche è stata focalizzata l’attenzione durante le due giornate del convegno e lo abbiamo fatto
coinvolgendo un gruppo di Relatori, non tutti con una formazione da medievisti, ma che nell’ambito degli studi svolti in questo territorio, si sono inevitabilmente imbattuti nel Medioevo o attraversoricerche sul campo- scavi e attività di survey – oppure nella ricerca documentaria. Tra i relatori nonmedievisti che hanno portato il loro contributo alla discussione, desidero citare, innanzitutto, le
importanti ricerche condotte dal protostoricista Massimo Cardosa a Castiglione (Castellaccio diSorgenti della Nova) che, insieme alla medievista Denise Felline, coautrice della relazione ma nonpresente, ha illustrato le conoscenze e i dati archeologici relativi alla fase medievale di Sorgenti dellaNova, ovvero il sito di Castiglione, dove la frequentazione medievale si è spesso sovrapposta a quellaprotostorica con il riutilizzo degli stessi spazi e delle stesse grotte artificiali. Il sito di Castiglione èstato oggetto di una recente pubblicazione a cura di Cardosa e Felline, edita dal Centro Studi diPreistoria e Archeologia di Milano che, come è noto, svolge da cinquant’anni sistematiche attività discavo in quest’area, ai confini tra Lazio e Toscana.
Un altro studioso non specializzato negli studi sul Medioevo, l’Etruscologo Alessandro Tizi, haportato una interessantissima relazione sugli Aldobrandeschi a Tuscania, riuscendo a ricostruireefficacemente, nonostante la povertà soprattutto della documentazione archeologica, ma anchebibliografica e archivistica, le tracce della presenza degli Aldobrandeschi presso il castello di Civitella,nel comune di Arlena di Castro, che è da considerarsi un baluardo di Tuscania verso nord. Il sito, scavato tra il 2011 e il 2017 dal Gruppo Archeologico Tuscanese, ha consentito di comprendere lecomplesse dinamiche della penetrazione del dominio aldobrandesco nel Patrimonium Beati Petri.
Nell’ambito del tema di sessione “Modelli abitativi ed economia, tra X e XV secolo nella Tuscia e inaltre aree regionali”, ancora due etruscologi, la sottoscritta e Lorenzo G. Carletti, che durante leattività di studio e ricerca del Museo della Navigazione nelle Acque Interne, hanno approfondito glistudi sulla fase medievale visentina ed hanno censito le strutture rupestri appartenenti al CastrumBisentii, hanno portato alcuni elementi di novità riguardo l’appartenenza dei Signori di Bisenzo ad unlignaggio differente rispetto a quello degli Aldobrandeschi, soprattutto sulla base dell’esame araldicodegli stemmi delle due casate, e un aggiornamento delle mappe con il posizionamentogeoreferenziato delle varie strutture rupestri, risalenti al periodo medievale, presenti sul Monte Bisenzo.
Nella stessa sessione, ancora una preistoricista ed esperta di archeologia sperimentale, Cinzia Loi, ci ha consentito di approfondire le caratteristiche dei pressoi litici o palmenti, gergalmente noti come“pestarole”, spesso presenti in varie epoche, dalla preistoria fino al Medioevo ed oltre, e utilizzati per molte attività produttive essenziali, come la spremitura dell’uva da vino, la concia delle pelli o la macerazione della canapa e del lino. La Loi, che è considerata la studiosa più accreditasull’argomento specifico, ha ideato un progetto di ricerca volto principalmente alla definizione di unrepertorio tipologico funzionale, relativo ai palmenti presenti nelle regioni storiche del Guilcer e del Barigadu (Sardegna centrale), sperimentandone l’utilizzo nell’ambito della lavorazione dell’uva, maanche nell’ottenimento delle fibre di lino tramite macerazione, e nella concia naturale delle pelli.
L’esame delle strutture rupestri e in particolare delle colombaie, ugualmente frequenti nella
gestione delle attività produttive dei siti medievali, come i già citati palmenti, è stato efficacementepresentato dall’archeologo medievista Vincenzo Desiderio, con specifico riferimento alla colombaiadi Bisenzo, illustrando anche vari elementi di novità e ipotesi riguardo la realizzazione tecnica diqueste cavità artificiali, per esempio attraverso i dati ricavabili dalle tracce di lavorazione o altridettagli strutturali che Desiderio ha attentamente segnalato e descritto.
Lo storico medievista Antonio Berardozzi ha focalizzato l’attenzione su Corneto, ovvero la Tarquiniamedievale, il cui incastellamento sarebbe ascrivibile, in questo caso, non ad un intervento signorile,ma ai cosiddetti boni homines, ovvero personaggi notabili del posto, medi proprietari terrieri,aggregati in consorzi. Berardozzi ha esaminato l’esperienza cornetana confrontandola con altrerealtà della Tuscia viterbese e romana, al fine di stabilire se quanto accaduto a Corneto possa essere ricondotto ad un modello.
Centrale, nella seconda giornata, l’intervento di Giuseppe Romagnoli, Professore associato di Archeologia medievale presso l’Università degli Studi della Tuscia, che ha tenuto una vera e propria lectio magistralis sul tema dell’incastellamento altolaziale, che ci ha consentito di avere un quadrochiaro e dettagliato dello sviluppo e delle caratteristiche dei siti medievali.
Il convegno si è potuto svolgere grazie al sostegno innanzitutto del Comune di Capodimonte che haaccolto con entusiasmo e convinzione la proposta presentata dal Museo della Navigazione nelle Acque Interne, ma questa è la sede per ringraziare singolarmente tutti coloro che si sonopersonalmente impegnati per la riuscita del progetto, in particolare, oltre al Sindaco Mario Fanelli e al Vicesindaco Marco Sbocchia, vorrei citare il Consigliere con delega al Museo, Dott. Santino Carletti, che ha sostenuto l’impegno maggiore come referente amministrativo per il museo, laConsigliera alla Cultura, Federica Evangelisti, il Consigliere Domenico Ercolani e il Consigliere AngeloScipioni.
Ringrazio la Soprintendenza Archeologia, Belle Arti e Paesaggio per la provincia di Viterbo e per l’Etruria meridionale, in particolare la Soprintendente, Dott.ssa Margherita Eichberg, per aver accolto il mio invito a presenziare l’evento.
Ai Presidenti e Moderatori delle due giornate di Convegno, Prof. Giuseppe Romagnoli e Dott. Pietro Tamburini, va la mia riconoscenza per aver eccellentemente moderato gli interventi e animato le discussioni finali. Il Dott. Tamburini, che per molti anni ha diretto il Museo Territoriale del Lago di Bolsena, e coordinato il Sistema Museale del Lago di Bolsena, ha aperto la seconda giornata con unsuo toccante ricordo personale del Sindaco Vittorio Fanelli.
Ringrazio, per la collaborazione tecnico-scientifica il Dott. Lorenzo G. Carletti, che ha curato anchealcuni aspetti tecnici relativi all’organizzazione del Convegno.
I più sentiti ringraziamenti al Sig. Antonio Vallesi che ha messo a disposizione dell’evento tutta lastrumentazione audio e video.
I ringraziamenti volti poi dalla Direttrice a tutti coloro che hanno dato il proprio apporto al convegno con la loro presenza, con il loro contributo, a tutta la comunità di Capodimonte che ha partecipato all’evento.
La Direttrice del Museo della Navigazione nelle Acque Interne
Dott.ssa Caterina Pisu