La Vergine in trono con il Bambino, una delle migliori opere di Neri di Bicci alla chiesa di San Sisto

Nella Chiesa più antica di Viterbo, San Sisto, sorta sul luogo ove è attestata una chiesa già nel IX secolo. Nella sagrestia si conserva una tavola rappresentante la Vergine in trono con il Bambino, fra San Giovanni Battista, San Girolamo, San Nicola da Bari, Sant’Agostino, Santa Chiara e Santo Stefano. La scena è arricchita dalle figure di quattro angeli, due inginocchiati a mani giunte e due ritti in atto di reggere le cortine che pendono dall’alto. L’architettura semplice e nobile è evidenziata dalla corte quadrata, chiusa da bassi muri rivestiti di marmo e decorati da mezze colonne corinzie e da un cornicione con modanature, fogliette, ovuli e dentelli. Non c’è alcun altra iscrizione se non quella che, in basso, designa i santi rappresentati intorno alla Vergine.

La tavola di Viterbo, come scrisse lo storico d’arte Arduino Colasanti, non è stata mai troppo considerata ma si rivela invece essere una delle migliori opere di Neri di Bicci. Tra le caratteristiche principali che si riscontarono nei tratti del pittore si possono notare il volto esile della Madonna e degli angeli, che mostrano contorni quasi taglienti, la disposizione del manto trasparente che lascia intravedere l’acconciatura, il taglio ondulato delle palpebre socchiuse in cui scintillano in maniera quasi strana le piccole pupille nere, la bocca piccolissima che si incurva verso gli angoli, la capigliatura del bambino che lascia scoperte le tempie e anche il tipo di angeli. Ispirato da alcuni grandi pittori del secondo Quattrocento fiorentino come il Beato Angelico della maturità, Filippo Lippi, Domenico Veneziano o Andrea del Castagno, Neri di Bicci non fu esente da innovazioni, anzi elaborò un suo stile personale le cui caratteristiche sono la semplicità e l’uso dei colori in tonalità sempre vivide, che danno forza e preziosità alle sue opere.

L’opera è databile tra il 1457 e il 1459 in base a quanto riportato dalle “Ricordanze” dell’autore stesso, dove si parla di una crocefissione commissionata l’8 novembre 1457 da Messer Pietro Arciprete, di Viterbo e consegnata il 22 luglio 1459 (Milanesi, 1885, II, p. 77) che il Signorelli identifica con Pietro Gennari arciprete della chiesa di S. Sisto, mentre non chiari i motivi del cambiamento di soggetto e del piccolo spazio lasciato alla crocefissione (La chiesa di San Sisto in Viterbo, Viterbo 1961, p. 15). I caratteri stilistici confermano la datazione; infatti la tavola si inserisce nell’attività del pittore tra il 1454 e il 1460, momento in cui le sue opere presentano maggiore durezza e rigidità di forma.

 

Ente competente per la tutela dell’opera

Soprintendenza per i Beni Storici Artistici ed Etnoantropologici del Lazio

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