Il suo nome completo era Claudio Rinaldi Tufi, ma rinunciò ad usare il secondo ..eppure quel cognome lo legava per parte materna alla sua terra Capranica, il nonno Francesco era originario di lì, dove ancora domina la villa di famiglia in Via Francesco Tufi, intitolatagli dalla amministrazione comunale ( in foto), e dove ha vissuto fino all’ultimo l’anziana madre Adriana e oggi ci ritornano nei fine settimana il fratello Sergio ed i nipoti.
Claudio Rinaldi era legato alla Tuscia dove si poneva in incognita. Capranica con il suo legame intenso ne è stata la tappa vitale e finché la malattia non lo ha bloccato. Di Capranica ne aveva fatto il suo buon ritiro, lì in quella casa di famiglia riceveva gli amici più o meno celebri, nell’edicola storica di Maria Fabbiani in via degli Anguillara, acquistava la sua mazzetta di quotidiani. Tutti ricordano il suo garbo. Con la malattia ha convissuto ben 21 anni, nell’ultimo periodo quando i sintomi si sono fatti devastanti, ha preferito spostarsi in un luogo più riservato, a Barbarano Romano tanto amato da Escher l’alchimista di mondi fantastici, il luogo che lo ha proiettato verso l’eternità.
“L’ultimo volo della sera” il romanzo postumo appena pubblicato da Feltrinelli, ha anche l’anelito della Tuscia, dunque, che lo accompagna nel mondo fuori, ma anche dentro la sua malattia.
Tra i migliori giornalisti della sua generazione, l’unico ad aver diretto i tre settimanali L’Europeo, Panorama e L’Espresso, Claudio Rinaldi, è scomparso il 4 luglio 2007 a 61 anni dopo aver convissuto per vent’anni con la sclerosi multipla, nato nel 1946, il papà era un funzionario del Vaticano.
L’ultimo volo della sera è stato elaborato negli anni precedenti la sua morte, anche nelle pause capranichesi. Con la forma del romanzo, autobiografico e in parte anche generazionale, è riuscito a dar vita a un racconto forte, schietto, spesso ironico dove a fare da filo conduttore è il confronto lucido e implacabile con una malattia che non gli darà scampo, in cui trovano stesso spazio le donne, l’amore, la poesia, la costruzione esistenziale e quella culturale, sino al ruolo di primo piano in una professione giornalistica a cui era arrivato un po’ per caso. Rinaldi, come se fosse ancora qui tra noi, ci chiama dentro parlandone senza ipocrisie, con disillusione.
Un’eredità che la moglie Loredana Schiaffini, ex insegnante, la figlia Giulia Claudia avvocato, gli amici più stretti hanno voluto non andasse perduta: nei mesi scorsi hanno fondato l’associazione Claudio Rinaldi onlus, (Giulia Claudia, ne è presidente), che è stata presentata il 10 giugno al Senato per creare collegamenti tra il mondo dell’informazione e quello della scuola per contribuire alla formazione dei giovani cittadini con quei valori d’impegno civile e morale a cui il giornalista credeva. Ci sarà un premio dedicato a Claudio Rinaldi per giornalisti giovani, che vedrà il miglior lavoro pubblicato da Feltrinelli.
“L’ultimo volo della sera” porta con sé il respiro della Tuscia, sarebbe bello ritrovare il libro nei titoli in presentazione a Caffeina 2015 ormai prossima. Niente viene a caso.