A ricevere a Sutri la quarta edizione del premio internazionale Humanitates sarà Pegah Moshir Pour, attivista per i diritti umani diventata famosa per il suo intervento all’ultimo festival di Sanremo dove sul quel palco ha raccontato la lotta delle donne iraniane.
Il 17 dicembre a Sutri alle 17.00, all’interno della sala conferenze palazzo Doebbing, Pegah Moshir Pour riceverà il premio – realizzato come ogni anno dal Maestro Stefano Cianti – dalle mani del presidente di Pizzicarms Giuseppe Carrisi.
A intervenire saranno, oltre al sindaco di Sutri Matteo Amori, il tenore della Scala di Milano Ramtin Ghazavi, che si esibirà con alcuni brani, e l’illustratore e fumettista Majid Bita. Significativa anche la presenza di Riccardo Noury, portavoce di Amnesty International Italia.
Sarà infine sempre Pegah Moshir Pour a inaugurare la mostra “Donna, vita, libertà” dedicata alla resistenza delle donne iraniane, che si terrà proprio palazzo Doebbing fino al 28 ottobre.
La mostra, intitolata “Zan, Zengedi, Azadi – Donna, vita, libertà”, nata per iniziativa di Pizzicarms Odv, prende le mosse dallo slogan del movimento di protesta (a ottobre è stato insignito del Premio Sacharov, insieme a Mahsa Amini) che da diversi mesi scuote dalle fondamenta l’Iran, con le donne in prima linea a guidare le manifestazioni di piazza contro la teocrazia degli ayatollah.
Manifestazioni iniziate il giorno dopo l’annuncio della morte per mano della polizia della giovane Mahsa Amini, “colpevole” di non indossare correttamente il velo.
Un sacrificio reso imperituro dalla scritta apposta sulla sua tomba: “Il tuo nome sarà chiave”.
Parole profetiche perché – da quel giorno – nel nome di Mahsa si è innestata una rivoluzione al femminile senza precedenti nella storia della Repubblica islamica e nel mondo.
Giovani donne si sono unite spontaneamente in ogni angolo del paese, dando vita a un’ondata di proteste, sfidando l’autorità costituita: alcune hanno bruciato il foulard; altre si sono tagliati i capelli in segno di lutto per Mahsa; altre ancora hanno sfregiato le immagini dei leader clericali o si sono mostrate in pubblico provocatoriamente senza velo.
Una rivoluzione – ancora in corso – a cui si sono uniti uomini di ogni età, classe sociale ed etnia in una coraggiosa dimostrazione di rabbia comune contro la repressione e follia omicida di un regime che soffoca il dissenso nel sangue.
A questo coro hanno dato voce anche artisti, uomini e donne di cultura – iraniani e non – che hanno messo la loro arte al servizio di questa nobile causa.
Premio internazionale Humanitates