Lavia, con “I giganti della montagna” riempie l’intero proscenio dell’Unione

di Luciano Pasquini

L’attesissimo spettacolo rimasto in sospeso nella precedente stagione, firmato da Gabriele Lavia, I giganti della montagna, di Luigi Pirandello, ha aperto con stile la stagione teatrale del Teatro dell’Unione a Viterbo con due date serale e pomeridiano domenica 10 novembre.
Il tempo scorre ma il “gigante” Lavia non finisce mai di stupire nella sua prestazione e la magia del nostro teatro è tornata a risplendere.
Pirandello riappare nella sua magnificenza in esatta rispondenza con quanto premesso dallo stesso Lavia in presentazione di spettacolo. “L’irrazionale, l’onirico, il misterioso, il teosofico, lo spiritico, proteso (nel suo modo di ateo) al divino, ma in senso “greco”, sono presenti nella sua opera. E sono la “bottiglia” dentro cui “ronza”, fino a estenuarsi, il suo delirante racconto poetico dell’uomo intrappolato” Anche lo spettacolo pomeridiano ha ritrovato un pubblico adeguato.
In questo ultimo testo, incompleto, di Pirandello, con Gabriele Lavia che ne firma la regia interpretando anche il ruolo di Cotrone, il capo degli Scalognati, Lui sogna che quel teatro scalcagnato, a pezzi, che quel velario-sipario che nasconde tutto ciò che sta al di là riuscirà ad aprirsi su di una sala, in cui ci sia ancora qualcuno in grado di comprendere la “favola nuova” cioè il nuovo teatro e non si trasformi, invece, in un teatro di gladiatori. Probabilmente una speranza dello stesso Lavia .
Uno spettacolo amalgamato da una regia e un impianto scenico di prim’ordine che ha trasportato il pubblico viterbese in un mondo magico, dove finzione e realtà si mescolano, per dare inizio ad un viaggio fantastico. Lavia, avatar di Pirandello, conduce con mano sapiente lo spettatore attraverso i meandri della mente e dello spirito dell’uomo. Il testo di Pirandello che non finisce, non dà risposte; restano l’ottimismo della volontà e un gigantesco punto interrogativo nello stile del grande autore.
Il pubblico ha apprezzato e ha ricompensato l’interprete e la sua numerosa compagnia con un caldo interminabile abbraccio.

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