Le radici velenose della guerra

Riceviamo e pubblichiamo:

La pace è la strada più difficile, perché richiede risposte complesse a problemi che i guerrafondai presentano con
stupefacente semplicità” (Luis Sepùlveda, da Una sporca storia)

L’iniziativa per la pace in Ucraina organizzata dal Tavolo per la pace di Viterbo sabato scorso ha dato voce a diverse componenti, con punti di vista divergenti, cosa che, nel contesto della tragedia in corso, è comprensibile e di cui eravamo consapevoli. La nostra posizione era ed è che un’ulteriore escalation militare porterebbe a conseguenze ancora più tragiche di quelle che stiamo vivendo.

Vogliamo sottolineare che la nostra solidarietà nei confronti di tutte le ucraine e ucraini non è in discussione: capiamo il dolore, la preoccupazione e la rabbia di chi subisce bombardamenti e di chi vede i propri affetti sotto le bombe e siamo impegnati/e a aiutare chi scappa dalla guerra.

Per questo motivo siamo amareggiati/e per non essere stati compresi/e: la nostra contrarietà a un possibile allargamento del conflitto, che potrebbe diventare mondiale e nucleare, non significa distanza dalle preoccupazioni e dal dolore di chi viene aggredito/a, ma il contrario: come in altre situazioni simili riteniamo che la guerra (che fa vittime da ambo le parti) vada assolutamente fermata e ribadiamo che la strada non
può essere l’intervento armato della Nato.

Siamo stati accusati/e di parlare di pace in modo ipocrita, ma l’impegno concreto dei membri del Tavolo, per questo come per altri conflitti a volte dimenticati, testimonia il contrario e, di certo, non smetteremo di batterci per costruire una vera pace e denunciare le responsabilità di chi crea e alimenta le radici velenose della pianta della guerra.

ATTENZIONE: Sottoscritto soltanto dai seguenti membri del Tavolo per la pace:
ACLI, ARCI, AUCS, Caritas diocesana Viterbo, Casa dei Diritti sociali, Circolo della conoscenza del PRC, Comitato Noncelabeviamo, Casa delle donne di Viterbo P.A.R.V.A., Ass. Sans Frontière, Rete degli Studenti medi.

 

 

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