Le Zitelle di Gallese sfilano il 7 agosto

Un excursus storico e antropologico di una festa nella tradizione popolare della Tuscia che si lega ai festeggiamenti di San Famiano, patrono di Gallese in cui durante le processioni della sera del 7 Agosto e della mattina dell’8 Agosto, sfilano davanti alla statua del Santo, le “Zitelle”.Sicuramente significativa e da vedere.
Vestite con un abito particolare: un telo di stoffa di panno bianco (anticamente scotto di Gubbio) drappeggiato, formato da tante piegoline fermate con spilli da sarta, la vita cinta da un cingolo, simbolo della castità e nella mano destra una candela, simbolo della fede, il volto semicoperto da un velo bianco, vengono accompagnate da una Madrina.
Serie e composte sono consapevoli che già dal 1614 ogni anno delle ragazze di Gallese hanno partecipato a queste processioni vestite come loro; il peso della tradizione non le disturba, anzi con fierezza si sentono un anello indispensabile alla stessa.
Infatti proprio per volontà testamentaria di Curtio Vanni, dal 1614 iniziarono a partecipare alle processioni di San Famiano e nel 1669 anche Domenico Colavani lasciò erede la Compagnia del SS. Rosario perchè “dotasse”, secondo la tradizione le “Zitelle”.
Le Zitelle venivano estratte a sorte dal Bussolo in cui erano stati inseriti, su espressa loro richiesta ai fattori della Confraternita di San Famiano, i nomi delle ragazze con i seguenti requisiti:

– Essere nubili e non essere già state Zitelle.
– Avere compiuto 15 anni (dal 1825 l’età era scesa a 12 anni)
– Essere native di Gallese da almeno un genitore gallesino.
– Essere povere, cioè, secondo il vescoco Diocesano, che si procuravano il lavoro dalle loro mani.
– Essere oneste.
– Aver ricevuto la “Fede”, documento che attestava l’effettiva povertà e la riconosciuta onestà della ragazza sottoscritta dal Parroco di residenza.

Al di là delle richieste, in ogni caso, il Vescovo Diocesano, nella sua visita pastorale del 1697, invita ad imbussolare soltano i nomi delle ragazze in possesso veramente di tutti i requisiti richiesti. La dote veniva promessa con cedola della Confraternita del Santissimo Rosario e materialmente elargita, con garanzia del marito, dopo aver contratto matrimonio secondo le disposizioni del Sacro Concilio di Treno e della Madre Chiesa. In mancanza di figli legittimi naturali, il sussidio dotale doveva essere restituito. In caso di scelta di vita monastica, il sussidio doveva essere pagato alla “Abbadessa del Monastero” dopo che la ragazza aveva fatto la sua solenne professione. Nel maggio del 1723, la dote era di 13 scudi e 50 baiocchi. Alla fine del 1800 il fondo dotale era quasi scomparso e si provvedeva in parte con i contributi delle famiglie benestanti. E’ in questo momento che, probabilmente, compare la figura della “madrina” a rappresentare la famiglia che elargiva la dote. Nel 1922 il fondo dotale fu incamerato a favore del Comitato Provinciale Orfani di Guerra di Viterbo e la dote, da allora, fu totalmente elargita da alcune famiglie di Gallese fino agli anni ’50. Dal 1986 alla Zitella viene consegnata una dote simbolica rappresentata da una medaglia d’oro con riprodotta l’effige di San Famiano, mentre alla madrina viene consegnata una targa che ricorda l’Evento.

Il Comitato Festeggiamenti di San Famiano, unitamente all’Amministrazione Comunale di Gallese ed alla Pro Loco, contribuiscono ancora oggi a mantenere viva una tradizione assicurando il sostegno economico quando necessario. La tradizione delle Zitelle ha assunto oggi un carattere puramente religioso legato alla devozione a San Famiano, mentre è andato comunque perduto l’aspetto esclusivamente “sociale” del dotalizio.

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