Si è conclusa domenica 17 marzo la maratona di quattro giorni che ha visto i libri e gli scrittori protagonisti dell’Auditorium Parco della Musica di Roma. Libri Come è arrivata alla sua decima edizione. Affollati come sempre gli spazi dedicati a lezioni, orazioni, talk e incontri con scrittori.
Il tema di quest’anno era la “libertà”, «parola semplice e tormentata, impegnativa, abusata, contesa e minacciata», come ha affermato Marino Sinibaldi, curatore della manifestazione romana insieme a Michele de Mieri e Rosa Polacco. Il rischio è anche quello di cadere negli stereotipi e nella banalità quando si tenta di dare un significato ad una parola che di significati può assumerne tanti. Ma non è accaduto, per lo meno durante gli incontri a cui abbiamo assistito.
La nostra incursione romana fra libri e scrittori è iniziata con “Come si parla, cosa si ascolta”, che aveva per protagonista Edoardo Albinati. L’autore del celebre, premiato e vendutissimo “La scuola cattolica” non è certo tipo da stereotipi, anzi. Nel parlare del suo ultimo libro, “Cuori fanatici”, alla richiesta di Pierluigi Battista, con cui interloquiva, sul significato di questo titolo, ha candidamente risposto che il titolo semplicemente gli piaceva in quanto tale. “Successivamente mi è stato chiesto di giustificarlo, di dare un significato, e allora ho dovuto fornire una serie di proposte”. Libertà quindi di scegliere un titolo solo perché suona bene e non perché debba necessariamente richiamare il contenuto dell’opera. Così come libertà di coniare neologismi. “Quando la casa editrice mi ha chiesto di definire questo libro, ho risposto che si trattava di un ‘talk novel’, pensando di usare un termine già esistente nel mondo editoriale. Ho scoperto solo dopo che lo avevo inventato di sana pianta”, ha confessato Albinati. “Cuori fanatici” infatti, è un libro interamente di dialoghi (da qui la definizione di ‘talk novel’), di pensieri messi per iscritto, di frasi fulminanti e monologhi deliranti, attraverso cui il lettore entra nella storia.
Ha presentato invece l’antologia “I racconti delle donne” Annalena Benini che, dialogando con Nadia Terranova, ha spiegato di aver scelto molti dei testi di questa raccolta per la loro bellezza, sia dal punto di visto stilistico che di contenuto. Una selezione di grandi scrittrici, da Natalia Ginzburg a Clarice Lispector, da Margaret Atwood ad Alice Munro, da Yasmina Reza a Valeria Parrella, in cui le donne raccontano se stesse con onestà e libertà, forse come non è loro concesso nella vita reale, parlando anche di quel “pozzo profondo” dove spesso finiscono dopo un dolore, un dispiacere, una delusione.
Il racconto è il protagonista di un’altra antologia, questa volta tutta di autori italiani, curata da Jhumpa Lahiri, pubblicata in inglese da Penguin e che a breve sarà riproposta anche in italiano. La “libertà del racconto”, come ha spiegato Rossella Milone, lei stessa nota autrice di racconti e moderatrice dell’incontro tra la scrittrice inglese, di origine bangalese, che vive da anni in Italia, ed Emanuele Trevi, è quella di permettere al racconto di avere una sua dignità in quanto tale e non considerarlo solamente come una sperimentazione, come un primo banco di prova di chi si cimenta con la scrittura. Vagando per i banchi di Porta Portese, chiedendo ad amici, leggendo tanto, Jhumpa ha selezionato quaranta autori nell’arco di più di 100 anni che rappresentano la tradizione italiana del racconto, scegliendo anche opere poco note non solo di scrittori, ma di giornalisti, musicisti, critici, insegnanti, scienziati.
Per Michela Marzano, la libertà è legata alla memoria: nella sua lezione (la quarta della rassegna) “Memoria e libertà” ha spiegato il senso di questa parola nella sua ultima opera, “Idda”, in cui la protagonista, confrontandosi con la suocera che sta perdendo la memoria per una malattia neurodegenerativa, è costretta a fare i conti con il suo di passato, che ha volutamente cancellato. Ma non c’è identità senza memoria, non c’è libertà di essere, di vivere il presente e progettare il futuro.
Grande pubblico per Gianrico Carofiglio che dialogando con Telmo Pievani de La versione di Fenoglio, si è soffermato sul concetto di Libertà e sul Metodo, spaziando tra storia, letteratura e scienza. Sviscerando quelle che sono le affinità e i segreti dell’arte dell’investigazione che si possono ritrovare anche nella scrittura. Ad applaudire lo scrittore ex magistrato, in prima fila, c’era anche il neo segretario del Pd Nicola Zingaretti.
Goliardico, affabulatore e autoironico come sempre, Francesco Piccolo nel suo ultimo libro, “L’animale che mi porto dentro”, ha ammesso che il tentativo degli uomini di uscire da quell’immagine di mascolinità e virilità che la collettività pretende è una lotta dai risultati grami. “C’è un animale dentro di noi”, ha ammesso davanti al pubblico che affollava gli spalti del Teatro Studio Borgna e a Loredana Lipperini (storica conduttrice di Fahrenheit su Radiotre) che lo incalzava. Nonostante i tentativi, sin da ragazzo, di discostarsi dai modelli maschili che lo circondavano (anche un padre piuttosto violento) e di non corrispondere a quei valori che la società attribuisce al sesso maschile, Piccolo ammette il fallimento, fornendo ragionamenti, prove, esperienze. Sono scuse fin troppo comode per garantire proprio quella “libertà del maschio” che dà il titolo all’incontro?
Hanno messo su un talk da mattatori Marco Missiroli e Niccolo Ammaniti, dialogando sull’ultima fatica del primo, “La fedeltà”, e raccontando le rispettive manie e idiosincrasie. Nel suo romanzo Missiroli indaga sulla fedeltà coniugale, le ansie che l’adulterio suscita, i meccanismi che portano a tradire, i dubbi, la fragilità delle relazioni, e non per ultimo la fedeltà verso se stessi.
Nadia Terranova ha annunciato, quasi in diretta l’entrata di “Addio Fantasmi“ nella dozzina degli ultimi titoli selezionati per lo Strega. Un libro sull’assenza, dove madre e figlia si trovano a fare i conti con il loro passato e dove le mura della casa diventano il teatro dove far vivere passioni e traumi.
Libri Come ha salutato il suo pubblico con uno spettacolo nello spettacolo: Dacia Maraini, Roberto Burioni, Francesca Mannocchi, Riccardo Noury, Antonio Rezza e Flavia Mastrella ognuno ha declinato il significato della parola libertà accompagnati dalla musica dal vivo di PropagandaOrkestra. Con Riccardo Noury, portavoce di Amnesty International Italia tutto il pubblico ha partecipato all’appello perché si scopra la verità sulla uccisione dell’attivista per i diritti umani Marielle Franco avvenuta a Rio de Janeiro la notte tra il 14 e il 15 marzo. Sulle note di Joan Beaz, con la Ballatta di Sacco e Vanzetti, l’arrivederci al prossimo anno.