Lo Scaffale/Tra Torino e Nepal. Le otto montagne di Paolo Cognetti

Non è semplice parlare di un romanzo come le “otto montagne” di Paolo Cognetti. Caso letterario fin dagli esordi e in corso di traduzione in 30 paesi del mondo.S’impone per una scrittura semplice, incisiva, ma al contempo profonda. Mutuata dai grandi scrittori Americani e restituita con una personalissima identità. Lascia al lettore lo spazio di scavare nei ricordi, perché le cose che sono lasciate fuori, sono implicite, riaffiorano puntualmente come un torrente più a valle. La montagna è vista con gli occhi di un ragazzo di città Pietro nei brevi periodi di vacanza passate nel paesino di Grana ai piedi del Monte Rosa. E’ l’incontro con Bruno un ragazzo che si occupa del pascolo delle vacche, a cambiare per sempre il corso della sua vita. Bruno ha già capito che il suo posto nel mondo è tra queste montagne e non è negoziabile. Mentre Pietro è alla ricerca del suo posto, diviso tra Torino e il Nepal. Bruno vuole scalare la montagna al centro, del “mandala” mentre Pietro si perde nel raggiungere le altre otto montagne, descritte ai margini del disegno fatto dai monaci Tibetani, che al termine della realizzazione, viene distrutto, a ricordare che niente dura per sempre. Allegoria della vita, strade diverse per raggiungere un’unica dimensione. C’è la ricerca di qualcosa che il nostro modo di vivere urbano ha sepolto dentro di noi, ma continua a vivere come il fuoco sotto la brace e la montagna in qualche modo riesce a esorcizzare. La montagna non è soltanto boschi, pietraie, ghiacciai dove ognuno può trovare il suo posto, la sua altitudine. Parla una lingua concreta, da noi dimenticata, fatta di fatica, di vita condivisa con gli animali, gesti antichi e allo stesso tempo magici, come la trasformazione del latte in profumate tome. La riappropriazione di un tempo assoluto, che è l’unica e vera ricchezza dell’uomo, che in qualche modo sopravvive in qualche valle sperduta dell’Himalaya. Un romanzo per chi ama la montagna, vista con occhi nuovi, da un talento cristallino, come Paolo Cognetti.

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