Londra 1970_2024. Cos’è cambiato ieri e oggi

di Maria Teresa Muratore

Londra

Scoprire una città, amarla, pensare di ritrovarla come è rimasta nei tuoi ricordi, illudersi che tornando e tornando puoi conoscerla meglio. Realizzare che non ci si può sottrarre alle leggi della fisica, che dopo la statica c’è la dinamica, e la dinamica, imprevedibilmente, inevitabilmente, corre e gira come vuole.

La mia prima Londra fu nel 1970, prima tappa di un viaggio alla scoperta della Gran Bretagna e “full immersion” da turisti assetati di vedere il più possibile della città, ma anche di cercare di capirne l’essenza. La cosa che imparammo subito fu l’arte di fare la fila: le persone, in maniera molto civile e per noi italiani assolutamente nuova, erano in fila ordinata, impassibili di fronte al tempo che poteva anche essere infinito, non solo per andare a vedere uno spettacolo, o un museo, ma anche per l’autobus. Ricordo una volta vedemmo una fila interminabile di persone rasente il muro di un palazzo senza capire cosa ci fosse perché sembrava un palazzo come un altro, poi capimmo che quella era solo la coda della fila, che si svolgeva sui tre lati del palazzo che era un teatro ed erano in attesa di vedere un musical.

DAL DIARIO DI BORDO LINK

Questa estate, 2024.

La mia sesta volta Londra è sempre Londra ma non la riconosco più, come se avesse perso la sua identità.

È una grande città come tutte le altre grandi città, omologata.

A un’inglese ho chiesto dove andassero a fare acquisti loro inglesi, mi ha indicato un centro commerciale che poteva essere ubicato anche a Roma o a Milano.

Per trovare un negozio con le cose tipiche inglesi, che so un golf di shetland sono dovuta arrivare a Portobello. Sì forse Portobello, per quanto farcita di Italiani, è il quartiere che si è mantenuto di più, che ha più resistito alla globalizzazione.

Uno dei primi giorni, mentre camminavo, pensavo che mi sfuggiva l’essenza di questa città, ma forse quelle che puoi ricevere da una città che non conosci e che incontri sono solo sensazioni per lo più legate ai tuoi stati d’animo; per poterla capire e conoscere veramente forse devi viverla, viverci; tornarci non serve a conoscerne di più, puoi solo constatare che è cambiata. Come tutti e tutto forse.

Anche ritornare dopo tantissimi anni da Harrods, “il grande magazzino dove trovavi dall’ago all’elefante”, ti dà l’impressione di essere su un altro pianeta: ora è appiattito sul gran lusso, tutto firmato e con prezzi alle stelle. Giri guardando le cose che non compererai mai, e i commessi ti guardano riconoscendoti in questo, perché lo vedono che anche se sei vestita bene, anche se potresti acquistare una borsa o una camicia o un foulard o un pantalone o un vestito non sei dei loro clienti che comprano tutto ciò che gli piace senza guardare il prezzo, senza chiedersi se possono permetterselo o no. Ti sgamano che sei una persona normale e tu ti senti quasi tollerata, turista che mette il naso in un mondo che non le appartiene. E quando esci incontri quelle persone per cui sono tenute in piedi queste oasi del lusso: escono dai negozi cariche di pacchi di Louis Vuitton come portassero la spesa delle offerte speciali, e sono giovani asiatiche.

Allora capisci chi sono i padroni del mondo.

 

L’autrice

M.T Muratore

Maria Teresa Muratore, viterbese, figlia d’arte, biologa di formazione e professione, ha sempre mantenuto viva la passione per la scrittura. Ha pubblicato tre sillogi poetiche: Scartini d’amore (Alter Ego Edizioni, 2013), In terza persona (Augh!Edizioni, 2017), Io, gli altri, la vita, la morte (Transeuropa Edizioni, 2022). Due raccolte di raccontini: Astrazioni dal quotidiano; Alter Ego Edizioni, 2015-Pensieri Vaganti; Dialoghi edizioni, 2020. Ha aperto una pagina Facebook e Instagram “Le parole di Maria Teresa” dove legge passi dei suoi libri. Dal 2019 collabora con la testata online TusciaUp. Un lungo racconto delle cose ritrovate e perse (NOLICA Edizioni, 2021) è il suo primo romanzo breve. Sono seguiti: Io,gli altri, la vita, la morte nel gennaio 2022 e nell’aprile 2024 Storie di torte e lockdown.

 

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