Gli occhi le brillano. E’ il secondo di giorno di raccolta delle olive e lei, in questa campagna, si sente rinata. “Non c’è rumore, non c’è stress. C’è solo bellezza, natura e colore”. E per una come lei, che del colore e della forma ha fatto la sua professione, questa è la dimensione che le appartiene. Loredana Raffi, scenografa, premiata insieme a Giada Calabria, con il David di Donatello per il film La stranezza di Roberto Andò, si sente una sorianese doc. Nata e cresciuta a Roma, da parte di padre, vanta sangue della Tuscia.
“Per raggiungere Soriano, quando ho tempo, preferisco allungare la strada e fare il giro intorno al lago di Vico, dalla parte di San Martino al Cimino. Camminare con quel cappello di faggi sulla testa, il lago sulla destra e negli occhi colori che vanno dal rosso al giallo, mi dà la sensazione di entrare in un cammino fatato. E’ eccezionale”.
Loredana oggi ama trascorrere il suo tempo libero nella casa che ha ereditato dal nonno nella campagna di Soriano. Da quando era bambina, le vacanze le passava in paese, nella casa di famiglia e poi con il nonno, in motorino o con l’apetta, andavano in campagna a sgranare il grano, a vendemmiare o, come oggi, a raccogliere le olive. Quella dove adesso Loredana e il marito ricevano amici e parenti era il vecchio gallinaio, oggi che è stato ristrutturato, è diventato il loro ritiro di pace.
“A Soriano ci sono i miei cugini, d’estate ritrovo i miei nipoti, per me è casa. Quando le produzioni scelgono location in questa zona, rinuncio sempre all’alloggio per stare a casa mia. Questa è una terra magica per il cinema, nella faggeta sembra di essere rimasti nell’Ottocento. Ci sono dimore storiche di straordinaria bellezza. Palazzo Chigi è un capolavoro che andrebbe restaurato”. E proprio Soriano l’ha insignita del “Vojola d’Oro” (caldarrosta in dialetto), un premio nazionale che il Comune assegna a quanti abbiano un particolare legame con la città e si siano distinti per meriti in diversi settori, tra cui il cinema.
E come è arrivata al cinema Loredana Raffi, cresciuta tra campagna, città e un papà che lavorava in banca?
“La passione per l’arte mi ha portata a scegliere il liceo artistico prima e l’Accademia di Belle Arti dopo. Mio padre non voleva, non la riteneva una formazione adeguata. Ma io cocciuta sono andata avanti per la mia strada. Ho avuto buoni risultati e un giorno quando lo scenografo Lorenzo Baraldi è venuto in Accademia in cerca giovani promesse ho avuto la fortuna di essere tra quelle prescelte. Ho fatto la gavetta, ho imparato. Ho avuto grandi maestri come lui e come Laura Casalini, importante arredatrice: mi hanno insegnato come seguire la macchina da presa, come pitturare, arredare, studiare la scenografia, capire cosa vuole il regista. E poi servono passione e dedizione”. E di fronte all’entusiasmo per questa professione che svolge ormai da trent’anni se le chiedi quale possa essere un aspetto negativo, fa fatica a trovarne: “Forse solo il coinvolgimento totale con cui ti ci devi dedicare. Quando sei al lavoro, soprattutto in trasferta, non hai posto mentalmente per null’altro. Sei concentrato su quello che devi fare, sulle soluzioni che devi trovare, su come rendere al meglio il set che ti viene richiesto. Sei assorbito notte e giorno”.
Nella casa di Soriano il camino è ancora quello di una volta, il fuoco scoppiettante riscalda l’ambiente mentre Loredana mostra la sua collezione di Soli. “A Roma gli arredi di casa li ho fatti io, compro mobili nei mercatini e li trasformo, oppure mio marito costruisce qualcosa e io lo faccio rivivere in una nuova dimensione. Lo stile francese rustico è quello che mi piace di più”. E se le chiedi quale sia stato l’ambiente più difficile da arredare sul set, ci pensa un po’ e non trova una risposta. “Ho fatto di tutto: ho arredato anche una copisteria degli anni ’40. Ma forse la soluzione più difficile è stata quella utilizzata in una scena de ‘La stranezza’. Giravamo a Palermo nel palazzo Branciforte, una spettacolare dimora del 700, all’epoca usato come Palazzo dei pegni. Il regista, Andò, voleva che mettessimo tutte le bare con i morti in attesa di sepoltura, nei balconi di legno di questo Palazzo. Le bare le avevo trovate, anche bellissime e intarsiate, ma i balconi non potevano sopportare quel peso. Non ci davano il permesso. Non era facile trovare una soluzione. Ho iniziato a fare una ricerca e alla fine abbiamo trovato le bare di cartone utilizzata per la cremazione, le abbiamo dipinte, ricoperte con fregi e cornici con la pasta di legno e con un peso minimo abbiamo risolto il problema. Nel film si vedono 1500 bare nei balconi al primo piano del Palazzo”. Alla domande in quale stile si ritrova meglio risponde sicura: “Barocco e Liberty. Ma senza eccessi. Anche sul lavoro io riempio sempre i set. Se una casa è vissuta gli oggetti sono tanti. Se facessi una casa ‘minimal’ tutti direbbero che non ho avuto il tempo di arredarla”, conclude ridendo.
Anche in questo 2024 il lavoro ha avuto la meglio nelle giornate di Loredana Raffi che è stata impegnata in un altro film di Andò: “L’Abbaglio”, nelle sale all’inizio del prossimo anno, e in Friuli per girare la serie televisiva “Prima di noi” con la regia di Luchetti, ma il tempo non è mancato per essere parte della giuria della Sagra della Castagna di Soriano. “Ho scoperto luoghi che ancora non conoscevo, ho toccato con mano l’impegno, la dedizione e la bravura di quanti organizzano la manifestazione. E’ un evento che dovrebbe essere conosciuto da molte più persone perché è veramente suggestivo, in uno scenario unico”. La magia della Tuscia continua, con una presa diretta che lascia senza fiato.