Lorenzo Cantarini, il sogno di vivere di musica. “Ogni Ultima Volta”, il primo singolo di un nuovo viaggio

di Luciano Costantini

Lorenzo Cantarini

Capelli corvini vagamente ondulati, volto scolpito che pure disegna tratti antichi e gentili, occhi scuri che sembrano giuocare tra attenzione alla realtà e piacere di indugiare su ricordi lontani. Magari te lo immagini a guadagnare un polveroso sentiero lungo le falde dei Cimini, o a percorrere campi brulicanti di fiori sulle colline del lago di Bolsena, o a scivolare lungo una brulla spiaggia della Maremma, o infine a perdersi nelle acque di quello spicchio di Tirreno che gli scintilla di fronte. Te lo immagini comunque e sempre in compagnia della natura. Autentica simbiosi. Lo vedi decisamente meno impegnato a far vibrare ritmicamente la sua chitarra elettrica al centro di una piazza o di uno stadio, invaso da migliaia di fans. Centomila al concerto con Ligabue.

 Lorenzo Cantarini, figlio autentico della Tuscia, ma pure artista e cantore dei tempi moderni. Nell’arco di una decina di anni è stato precocissimo talento, promettente musicista, membro di una importante band, volontario ai tempi del Covid. Oggi, ispirato per quanto “arrabbiato” cantautore. Tante vite in una.

   “Nasco a Orvieto 33 anni fa, ho vissuto e vivo a Montefiascone, il paese di mia madre, dove mi trasferisco dopo la separazione dei miei. Frequento il liceo Classico di Viterbo”.

   Come e quando nasce l’interesse per la musica?

“Nasce a casa dove ci sono tanti strumenti, perché mio padre della musica è innamorato. Mio fratello più grande ogni mattina inizia la sua giornata suonando la tromba fuori da una finestra della casa di campagna dove abitiamo. Per me l’amore per la musica emerge a dieci anni quando sento proprio mio papà esibirsi alla chitarra elettrica. Mia madre fa il resto invogliandomi a frequentare una scuola musicale. Con il tempo sviluppo la consapevolezza di poter suonare nella vita. Comincio prestissimo a girare per l’Italia con i Repsel, un acronimo dei componenti, e i Brain Schok. Inizio a guadagnare dei soldi e a sentire i primi brividi nel constatare che di musica si può vivere. Così da 14 anni fino a 24”.

   Poi arrivano i Dear Jack..

“Un incontro a gamba tesa. Ho 22 anni e una vita piuttosto movimentata. Il gruppo dei Dear già esisteva, ma intanto si è sfaldato. Sono rimasti in due. Vengo contattato. Porto con me due persone e così in cinque cominciamo a lavorare. E’ il 2013. Andiamo ad “Amici” di Maria De Filippi. Ma con scarso entusiasmo personale. Non sono convinto perché non credevo e non credo a quel tipo di spettacolo. E poi in quel tempo sono molto disinibito, sfrontato, quasi arrogante. Voglio essere io a scegliere e non ad essere scelto, anche perché ho tanti altri interessi. Comunque il successo arriva. Nel 2014 esce il disco più venduto, “Domani è un altro film”, con 250.000 copie. Nel 2015 e 2016 Sanremo, dove incontriamo i primi inciampi con l’industria discografica, quella editoriale, e tutti gli interessi che ruotano intorno a quel mondo. Poi lo sfaldamento progressivo del gruppo. Magari anche per colpa del successo che talvolta nutre l’ego in maniera pericolosa. Ricordo il ritorno a Montefiascone, gli incontri al Palasport, i pullman, la gente entusiasta…eppure io mi sento più solo che mai. Le persone cominciano a guardarmi in maniera diversa, si aspettano forse qualcosa. Vedo segnali di una certa gelosia, di invidia. Nel dicembre 2018 esce “Caramelle”, un brano che affronta il tabù degli abusi sessuali”.

   E poi si rompe tutto…

“E’ il 2020. Il Covid accentua le distanze all’interno della band. Scappo da Milano e da quella vita con l’intento di occuparmi di me stesso: leggere, studiare, suonare, fare sport. Dura una settimana, non di più, e mi lascio andare. Non riesco a fare niente per me e decido di dedicarmi agli altri. Faccio il funzionario Asl, responsabile logistico delle sedute vaccinali. Prima a Belcolle, poi nelle Rsa di tutta la provincia. Per me è un autentico rifugio. Due anni fa Warner propone di riformare il gruppo, ma io mi rifiuto perché lo considero una rinuncia al mio progetto di vita”.

    Distrazioni, in questo tourbillon esistenziale?

“Molte. Soprattutto con il mare. Più che una distrazione un legame. Anche questo nasce con l’amore di mio padre per l’acqua. Quando vedo l’acqua sento il desiderio irrefrenabile di entrarci”.

   Pare di capire che sei un giovane che vive molto di sensazioni.

   “E’ così. Sono un giovane di campagna e di mare più che di città. Vado a funghi, ad asparagi, conosco tutte le erbe selvatiche, mi piace cucinare. Sono molto legato ai valori contadini, àncora della mia esistenza. Cosa vuol dire? Avere, per esempio, la consapevolezza della alternanza delle stagioni e di cosa succede nel mondo, a prescindere dalla frenesia che ci stritola”.

    Poi però sei costretto a fare scelte diverse.

“Ho vissuto a Roma, in più occasioni a Milano, periodi più brevi a Los Angeles con mio fratello Giorgio…”.

   …il bambino de “La vita è bella” di Benigni…

“Esattamente”.

    La fine del 2023 ci consegna un nuovo Lorenzo Cantarini, solista. Quasi una palingenesi artistica.

   “A metà dicembre è uscito il pezzo, frutto di questo mio ultimo periodo, “Ogni ultima volta”, per MaglioneDischi, un brano indie pop dalle sfumature rock, scritto insieme all’amico Vincenzo Fucito. E’ un passaggio che sapevo sarebbe arrivato. Un confronto con me stesso assolutamente inevitabile. So chi sono stato, so chi voglio essere. E’ una sfida”.

   Perché il titolo “Ogni ultima volta”?

   “Significa affrontare se stessi in prossimità di un nuovo inizio. Mettersi in discussione e guardare avanti. Andar via è anche un eterno ritornare in un luogo della vita. Un messaggio, ovviamente, anche per me stesso. Per capirmi meglio”.

    Un pezzo che farà parte di un album?

    “Spero di sì. E’ mia intenzione far uscire dei singoli con aggiunta di pezzi nuovi. Magari da preparare all’interno di un piccolo studio che mi sono fatto in casa, qui a Montefiascone. Un posto molto bello, attorniato da persone importanti come Emanuele Lazzaro, basista e produttore, e di artisti tra i quali Blanco, Madame e Guè”.

    Lorenzo ha un progetto, un sogno nel cassetto?

    “Certamente. Vorrei che musica e mare potessero coesistere e coincidere. Mi vedo che navigo in barca a vela e che realizzo spettacoli viaggiando da porto a porto in giro per il mondo”.  

Foto @Margherita Cafagna

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