Macchina di Santa Rosa: tanta voglia di lei

di Arnaldo Sassi

Tanta voglia di lei. Il riferimento non è alla canzone dei Pooh che spopolò negli anni ’70, ma a quel desiderio incontrollabile e incontrollato di rivedere finalmente la Macchina di Santa Rosa per le vie del centro storico viterbese, con l’aggiunta nel percorso di via Marconi in andata e ritorno, dopo due anni di stop causati dalla pandemia.

Una voglia espressa in una conferenza stampa, svoltasi in pompa magna lunedì 29 agosto nella sala del consiglio comunale viterbese, che ha avuto quasi il sapore di una telenovela dalle infinite puntate, tante sono state le persone chiamate a esprimere il proprio pensiero, le proprie emozioni, il proprio entusiasmo per un evento che – ma questo è arcinoto – è insito nel sangue di tutti i viterbesi. Sala d’Ercole affollatissima dunque, tanto da assomigliare quasi alla curva Sud, e fiumi di parole. Tra le quali le più citate sono state “grazie”, “entusiasmo”, “emozione” e via discorrendo su questo tenore.

L’esordio – noblesse oblige – è spettato alla sindaca Chiara Frontini che (saltiamo a piè pari i convenevoli) ha ricordato come quest’anno i posti delle tribune e delle sedie siano stati venduti in un battibaleno e che la decisione di prolungare il trasporto fino al Sacrario sia stata presa soprattutto per motivi di sicurezza, in quanto il Covid è ancora presente. E allora, meglio distribuire la folla su uno spazio più ampio per evitare concentrazioni eccessive. Con una raccomandazione, soprattutto alle persone fragili: quella di indossare la mascherina.

Sugli altri convenuti val la pena di cogliere fior da fiore. Il presidente della Provincia Alessandro Romoli ha voluto ricordare la vicinanza all’evento dei centri che videro il passaggio della santa sul proprio territorio, quali Vitorchiano e Soriano nel Cimino. Don Luigi Fabbri, vicario del Vescovo, ha dedicato il suo intervento al corteo storico, che compie 46 anni e che di anni di stop ne ha avuto ben tre, giacché nel 2019 un violento acquazzone ne impedì lo svolgimento. Ha poi detto che alla processione saranno presenti anche membri della comunità rumena e soprattutto di quella ucraina. Suor Francesca, badessa delle suore di Santa Rosa, ha posto l’attenzione sulla mostra allestita nel convento, dal titolo “La forza della fede”, che racchiude tutto ciò che riguarda la festa di Rosina. L’assessora Patrizia Notaristefano ha posto l’accento sui diversamente abili, ai quali il Comune ha riservato 80 apposite postazioni. Altri cento posti sono stati riservati ai membri dei centri polivalenti. Ma la vera sorpresa è venuta dall’assessore alla Cultura Alfonso Antoniozzi, il quale ha annunciato che verso le ore 19,30 del 3 settembre, in piazza Verdi, canterà l’inno di Mameli accompagnato da una banda di bambini.

E’ stata poi la volta dei protagonisti del trasporto. A cominciare dal presidente del Sodalizio dei Facchini Massimo Mecarini, il quale ha voluto esordire con quella frase, poi divenuta storica, pronunciata da Enzo Tortora al suo ritorno in televisione: “Dove eravamo rimasti”. Mecarini ha fatto l’elenco delle persone cui saranno dedicate le “girate”, tra cui Contaldo Cesarini, Roberto Joppolo, il vescovo Lorenzo Chiarinelli, Renzo Lucarini, e “Baffino”, ovverosia Roberto Ubaldi, un Facchino morto alla sola età di 41 anni per un male incurabile. A lui ha fatto seguito il Capofacchino Sandro Rossi, il quale ha spiegato come lungo via Marconi ci saranno due fermate: andando verso il Sacrario davanti a piazza della Repubblica, dove c’è il monumento al Facchino, e al ritorno davanti allo slargo che si trova subito dopo l’edificio della Banca d’Italia.

Dulcis in fundo, l’ideatore Raffaele Ascenzi e l’appaltatore Vincenzo Fiorillo. Il primo ha ricordato come lo stop per la pandemia e la susseguente caduta dell’amministrazione guidata da Giovanni Arena gli abbiano impedito di apportare quelle ulteriori modifiche alla struttura che lui aveva in mente. Il secondo ha posto l’accento sui controlli meticolosi e costanti che anche quest’anno renderanno il trasporto quanto mai sicuro.

E il resto? Il buon Franco Califano perdonerà se prenderemo a prestito, per la chiusa, il verso di una sua famosissima e bellissima canzone: “Tutto il resto è noia”.

COMMENTA SU FACEBOOK

CONDIVIDI