Massimiliano Capo: con Medioera cerchiamo di raccontare la trasformazione in corso

di Nicole Chiassarini

Un’inedita intervista a Massimiliano Capo che scopre sé stesso, oltre il ruolo di direttore artistico di Medioera, il Festival della Cultura Digitale che riveste dal suo nascere unidici anni or sono  che si è  appena concluso. Lo incontriamo attraverso la piattaforma Zoom, un contesto che rispecchia perfettamente il profondo cambiamento che ci ha reso protagonisti in questo particolare periodo storico.

Massimiliano è nato e vissuto a Viterbo, cresciuto nel quartiere Cappuccini. Da sempre si occupa dell’organizzazione di eventi culturali. Iniziata nell’ambito della comunicazione all’interno della politica, col passare degli anni la sua carriera prende una via del tutto diversa, ma sempre con un occhio verso la cultura.

“Nasce così Medioera – ci racconta Massimiliano. Il primo evento fuori dalle dinamiche di partito, puro. Che vede la luce grazie all’esigenza di trovare uno spazio di confronto sui temi che appassionavano me e i miei amici: Mauro Rotelli, Marco De Carolis e Claudio D’Angeli. Un percorso che ha visto dodici anni di lavoro, undici dalla nascita effettiva del Festival”.

Una semplice idea comune, che arriva senza troppo preavviso né alcun tipo di formazione, ma che ha visto un piccolo gruppo di amici interessati alle profonde trasformazioni sociali che stavano avvenendo nel mondo. Iniziato tutto pochi anni dopo l’uscita del primo IPhone, per arrivare fino ad oggi, dove le culture digitali sono sempre più protagoniste delle nostre vite e in continua crescita.

“Medioera arriva a Viterbo con l’idea di creare momenti di discussione e approfondimento sulla rivoluzione digitale che stiamo vivendo. Grazie agli ospiti, conosciuti anche a livello internazionale, vogliamo portare storie ed esperienze in relazione alle trasformazioni che ci circondano, creando curiosità e invitando il nostro pubblico a scoprire un nuovo modo di comunicare. Inoltre pensiamo che chi possiede una grande visibilità sia capace di influenzare le scelte delle amministrazioni per la valorizzazione del territorio e del patrimonio culturale. Molte cose che stanno accadendo sono probabilmente anche grazie al fatto che abbiamo cercato di mantenere alta l’attenzione su determinati tematiche”.

L’edizione 2020 del Festival, a causa della crisi sanitaria, ha subito inevitabilmente un profondo cambiamento, diventando Smart e offrendo al pubblico la possibilità di due spazi, fisico e virtuale. Un aspetto che ha avvicinato Medioera ancora di più alla sua mission, mettendo in pratica gli insegnamenti e mostrando le evoluzioni delle piattaforme digitali apportando modifiche anche e soprattutto alla stessa comunicazione.

“Quest’anno la qualità degli interventi è stata alta, con discorsi stimolanti che hanno dato vita a molte altre cose. Come il progetto 10000 Passi, un’occasione interessante per realizzare dei percorsi a piedi e mettere in moto la disponibilità delle persone di condividere semplicemente gli spazi dove camminano e poterci costruire sopra anche un racconto. Una versione con uno spirito diverso da un Instameet, e un progetto senza confini, con l’obiettivo di crescere in visibilità come uno spin-off di Medioera. Un modo per poter condividere qualcosa, come quando facevamo il pane in casa.

Io sono un inguaribile ottimista e sono convinto che usciremo da questa crisi, anche se non sarà semplice e ci vorrà pazienza, ma non torneremo all’edizione tradizionale, perché sarebbe negare tutto quello che abbiamo imparato a fare in questi mesi, il quale ci ha consentito di fare meglio quello che facevamo prima”.

Sicuramente, per Massimiliano Capo, il Festival in presenza ha dinamiche diverse, concentrandosi soprattutto sul rapporto diretto con le persone. La scelta di spostarsi sulle piattaforme digitali ha dato vita a nuove forme di comunicazione e di rapporto con gli ospiti, uno stimolo per crescere e imparare sempre più a rapportarsi con le nuove tecnologie comunicative.

Nella Smart Edition di Medioera 2020 sono emersi due declinazioni del macro-tema social innovation, sanità e territorio che hanno dato delle indicazioni interessanti e che forse faranno, ancora, da trampolino di lancio per la crescita della Tuscia e non solo, vista l’importanza a livello nazionale del Festival.

“La cosa gratificante è l’idea di poter lasciare delle sollecitazioni che, se tradotte con quale sia l’eredità dell’edizione di Medioera, si trasformano in segnavia lasciati lungo la nostra strada. Siamo cresciuti molto dal 2010 e abbiamo intenzione di continuare a farlo ancora, per conoscere sempre meglio ciò che all’inizio sembrava quasi un semplice gioco”.

 

 

 

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