Anno domini 2025. Nel grande spazio della ex Cantina Sociale di Gradoli fervono i preparativi, mercoledi è alle porte, il pranzo del Purgatorio viene consumato il primo giorno di quaresima. I riflettori si accenderanno e le quasi 2 mila persone partecipanti alla grande tavolata supereranno per numero la popolazione di Gradoli con i suoi 1.252 abitanti. Il borgo incontaminato della Tuscia può a testa alta vantare una bellezza resa singolare da una posizione che lo pone sulle colline nord-occidentali del lago di Bolsena in Alta Tuscia. Chi scrive questo articolo in questo luogo ci vive, lo ama e ne difende la sua storia riportandone anche attraverso l’obiettivo di una macchina fotografica quei momenti di grande emozione, ricercati nel culto delle tradizioni e nel rapporto intimo con il lago di Bolsena ed i suoi pescatori. E proprio per cogliere quel momento intimo in cui il tempo si ferma e ci fa sentire un tutt’uno con il mondo in cui stiamo entrando che abbiamo incontrato il nostro indaffarato Capitano, Massimo Del Signore o meglio il Capitano della Fratellanza del Purgatorio.
Massimo è nato a Gradoli il 1° giugno 1959 e ha sempre vissuto in paese. Nella vita di tutti i giorni lavora come autista per un’azienda di Perugia. Dal 2010 ricopre il ruolo di Capitano della Fratellanza del Purgatorio.
L’elezione avviene attraverso la presentazione di una lista da parte di un gruppo di confratelli. Questa lista include il candidato capitano e, insieme a lui, il tenente, il sottotenente, il cassiere e il segretario del cassiere. Inoltre, il consiglio direttivo è composto da un rappresentante per ciascuno dei settori che gestiscono il tradizionale Pranzo del Purgatorio: fuoco, minestra, luccio, pesce fritto, piatti, oltre a due rappresentanti per gli addetti alla sala. L’incarico ha una durata di cinque anni e il capitano può essere rieletto per un massimo di tre mandati. Dopo questo periodo, torna a essere un confratello senza possibilità di assumere ulteriori ruoli all’interno del direttivo.
La parola al protagonista.
Come fervono i preparativi di questa edizione del Pranzo del Purgatorio?
I preparativi sono ormai completati per quanto riguarda la sala, la cucina e la legna per il fuoco. Adesso resta solo da occuparci della preparazione degli ingredienti e della lavorazione delle materie prime.
Segno distintivo dell’evento la solidarietà i commensali lasceranno una offerta sul piatto agli “Incappucciati” della Fratellanza durante il pranzo. Sabato 1 Marzo pomeriggio si è accesa l’asta con la vendita dei prodotti ricevuti in offerta durante la Questua. Quest’anno il ricavato a chi verrà devoluto?
Gli interventi di aiuto destinati alle famiglie in difficoltà vengono gestiti in modo completamente anonimo all’interno della Fratellanza, nel rispetto della riservatezza. Accanto a questo sostegno più discreto, ci sono anche donazioni destinate a cause pubbliche, come il supporto alle comunità colpite da calamità naturali, ad esempio i terremotati, o il contributo alla ricerca e all’assistenza dell’oncologia pediatrica dell’Ospedale Gemelli di Roma.
Ci può dare i numeri dei prodotti che saranno serviti per preparare il menù?
Le quantità degli ingredienti sono ormai standardizzate e ben definite. Per il Pranzo del Purgatorio utilizzeremo circa 200 kg di fagioli del Purgatorio, 100 kg di tinca, 450 kg di luccio, 400 kg di nasello e 500 kg di baccalà salato. A questi si aggiungono 200 litri di olio extravergine d’oliva di Gradoli, ingrediente fondamentale per esaltare i sapori dei piatti della tradizione.
Le operazioni di cucina, si svolgono in armonia nell’assegnazione di ognuno dei propri compiti? In quanti oltre i rappresentanti della Fratellanza ne fanno parte?
Sì, le operazioni di cucina si svolgono in perfetta armonia grazie a un’organizzazione ben strutturata. Ogni settore ha un responsabile che coordina il lavoro, garantendo che tutte le fasi della preparazione procedano senza sovrapposizioni o interferenze tra i vari gruppi. Questo permette di mantenere un’atmosfera serena ed efficiente. Per quanto riguarda la preparazione del Pranzo del Purgatorio, è un compito riservato esclusivamente ai membri della Fratellanza, che con dedizione e spirito di collaborazione portano avanti questa storica tradizione.
Avete celebrato con una cerimonia il centenario dello Statuto lo scorso 1° febbraio, qualcosa è mutato…?
Lo Statuto della Fratellanza è entrato in vigore il 1° febbraio 1925 e, con il passare del tempo, alcuni aspetti erano ormai anacronistici. Per questo motivo, è stato leggermente aggiornato per adattarlo alle esigenze attuali, pur mantenendo intatti i principi e i valori della tradizione. Ad esempio, in passato le votazioni si svolgevano con un sistema di biglie colorate, una pratica che oggi è stata sostituita da metodi più moderni.
Una tradizione secolare che si è fermata soltanto nel 1809, per protesta della popolazione locale (Gradoli al tempo era sotto lo Stato pontificio) contro l’esilio di Pio VII dopo l’ingresso delle truppe francesi di Napoleone a Roma. Nel 1944 per le vicende belliche e, dal 2020 al 2022 a causa della pandemia. Una tradizione che si tramanda di padre in figlio?
Non si tratta di una tradizione che si tramanda automaticamente di padre in figlio, ma piuttosto di un impegno che viene portato avanti esclusivamente dai membri della Fratellanza. Tuttavia, può capitare che all’interno della Fratellanza vi siano più membri appartenenti alla stessa famiglia, contribuendo così a rafforzare il legame tra generazioni. Un rituale che celebra la condivisione e il senso di comunità forte che chiama gli uomini a incontrarsi, a riconoscersi fratelli e a gioire dell’armonia e della condivisione. Un messaggio di fratellanza di cui mai come oggi abbiamo bisogno
Cosa rimane al Capitano dopo le fatiche?
Alla fine delle fatiche, ciò che rimane al Capitano è una grande soddisfazione: vedere il Pranzo svolgersi in armonia, ricevere i complimenti e l’apprezzamento dei partecipanti, ma soprattutto sapere di aver contribuito concretamente ad aiutare chi ne ha bisogno. È questo il vero senso di tutta l’organizzazione e dell’impegno della Fratellanza. La gioia di poter offrire un banchetto sempre desiderabile a incontrarsi, a riconoscersi fratelli e a gioire dell’armonia tra le diversità.
foto:di Michela Petrocchi