Microchip nel gatto? La veterinaria risponde

Chiara Sordini*

Partiamo questa volta dalla domanda di una lettrice: è importante il microchip nel gatto?
Prima di tutto cos’è il microchip? Magari chi di voi non è proprietario di un cane, la specie per cui viene utilizzato più comunemente, non sa di cosa stiamo parlando. Il microchip è un circuito delle dimensioni di un chicco di riso, che viene impiantato nel tessuto sottocutaneo di diversi animali e utilizzato per la loro identificazione. Le guardie ecozoofile, la polizia municipale, il servizio veterinario della ASL ed i veterinari liberi professionisti sono forniti di un lettore di microchip, grazie al quale possono risalire ad un numero di 15 cifre che identifica l’animale e a cui è collegato un proprietario. Per i cani il microchip è obbligatorio: i proprietari ed i veterinari che non assolvono a questo dovere sono sanzionabili.
Per il gatto invece il microchip non è obbligatorio, almeno per ora, tranne in alcuni casi. Parliamo quindi di queste eccezioni.
I gatti che devono viaggiare ed uscire dall’Italia devono ottenere il Passaporto Europeo, documento che viene rilasciato solo se l’animale è microchippato ed ha effettuato la profilassi per la Rabbia. Il veterinario (e non altre figure professionali) impianta il microchip ed inserisce il gatto all’Anagrafe Felina. Il chip, come dicevo prima, ha 15 numeri, di cui i primi tre indicano il paese di appartenenza e gli ultimi dodici contengono i dati identificativi del gatto e quelli del proprietario.
Anche i gatti che possiedono il pedigree devono avere, tra le altre cose, il microchip, che attesta l’identità del soggetto, ed evita eventuali scambi di animali e frodi.
Per i gatti che tendono ad allontanarsi troppo da casa, e che magari stanno fuori giorni, può essere utile l’inserimento del microchip, così, in caso dovessero perdersi, chi li trova può rintracciare il proprietario facendo leggere il chip dal veterinario più vicino. Purtroppo, visto la non obbligatorietà del microchip nel gatto, questa procedura non viene quasi mai seguita, e piuttosto si pubblicano annunci di ritrovamento.
Torniamo quindi alla domanda iniziale: è importante il microchip nel gatto? Secondo me, ad oggi, non gli è stata data la giusta importanza, anche se in alcuni regioni, come il Friuli Venezia Giulia, si era parlato di renderlo obbligatorio. Potrebbe responsabilizzare tante persone che decidono di adottare e addirittura comprare un gatto, che spesso viene considerato un animale autonomo e indipendente, che può essere quindi “liberato”, per non dire abbandonato, in caso di difficoltà di gestione o altro.

 

*La dottoressa Chiara Sordini vive e lavora a Viterbo. Si è laureata presso la Facoltà di Medicina Veterinaria di Perugia, luogo dove ha prestato tirocinio in una clinica per piccoli animali ed animali esotici. Tornata a Viterbo per un periodo si è occupata anche di animali da reddito. Da circa sei anni incentra il suo lavoro sugli animali da compagnia ed esotici; e da due anni anche sugli animali selvatici in collaborazione col CRAS di Viterbo. Da qualche anno ha intrapreso la specializzazione nel campo dell’ecografia.
Per consigli potete contattarla: sordini.chiara@tiscali.itredazione@tusciaup.com

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