Minari è il film diretto dal regista coreano-americano Lee Isaac Chung. La pellicola ha trionfato ai Golden Globes e ha fatto guadagnare un Oscar come Miglior attrice non protagonista a Yoon Yeo-jeong. Un film da vedere per risollevarsi in questi tempi bui.
La saga familiare ispirata all’autobiografia del regista è un racconto bucolico e minimalista di poetica autenticità e soave ottimismo.
Minari è la saga degli Yi, ispirata all’infanzia di Lee Isaac Chung, cresciuto negli anni ’80 nella rurale Arkansas, figlio nato negli Usa da due migranti. Jacob è il giovane patriarca della famiglia, con la quale si è trasferito da una città californiana nelle sperdute campagne dell’altopiano di Ozark, tra Missouri, Arkansas e Kansas. Il suo sogno è quello di diventare un agricoltore di prodotti tipici coreani, difficilmente reperibili nel suolo occidentale. Infatti il minari è il tipico prezzemolo giapponese, protagonista della cucina coreana.
Sua moglie Monica rimpiange la vita metropolitana e non ripone completa fiducia nel progetto del marito. Ma Jacob si dedica imperterrito al suo personale sogno americano, elemento che ha sempre contraddistinto il cinema indipendente, fin dai tempi della New Hollywood. I figli, David e Annie sono rispettivamente incontenibile e curioso, guardinga e tranquilla e cercano di adattarsi a questa nuova vita. L’arrivo della nonna nella casetta prefabbricata tanto detestata da Monica rappresenta una piccola rivoluzione per gli Yi. Darà così vita a un lento ma graduale smottamento dei sentimenti e delle relazioni tra i familiari.
Tutta la storia gira intorno gli sforzi della famiglia Yi in difficoltà economiche. Lo fa in modo da accantonare la satira sociale, ma piuttosto mettendo in scena una storia che descrive i valori della cultura coreana con gli stilemi del cinema americano indipendente.
Minari è una saga familiare che ci riconduce ad una riposante quiete. In questo caso non c’è uno stile narrativo melodrammatico o troppo impetuoso. In questo modo il regista arriva a descrivere le frustrazioni degli Yi senza esasperare. Il risentimento di Monica, la speranza e lo sconforto di Jacob, l’insofferenza di David, non esplodono mai in una spaccatura eclatante.
A questo punto lo spettatore potrà trovare Minari un film insulso, ma bisogna aspettare la seconda parte, mentre tutto volge verso le ultime battute. Attraverso un climax che sfiora la tragedia. È proprio in quel momento che ci si rende conto di quanto la famiglia Yi ci abbia coinvolto emotivamente.
Lee riesce a farci provare forti sentimenti sui protagonisti e farci cedere alla commozione. Il regista, così, ci dimostra che si può raccontare il dramma senza toni clamorosi, ma comunque efficaci. Il film Minari eccelle proprio in questa autenticità fatta di piccole situazioni quotidiane suggerite dal passato dell’autore.
La stellare interpretazione dell’intero cast, il sapore autentico della (auto)biografia degli Yi, la regia posata, tesa a ripudiare clamorosi picchi drammatici e un finale che instilla fiducia nel futuro fanno di Minari di Lee Isaac Chung un film assolutamente da recuperare. il film è uscito nelle sale cinematografiche ed è visibile su Sky Cinema Due alle 21.15. È dunque visibile nelle regioni che, in base ai criteri di contenimento della pandemia di Coronavirus, sono entrate in zona gialla.