Ad Elena il Covid-19 sta insegnando che il valore di una professione che si è scelta nell’indirizzo formativo di una laurea triennale in Scienze Infermieristiche a Viterbo, ha cancellato i confini geografici privilegiando la maturazione di una esperienza professionale. Elena Fornai viterbese anni 30 il prossimo 13 luglio una tosta, passione per le moto, per l’arrampicata su roccia e un grande amore per i viaggi estremi quelli che gli hanno insegnato che l’unico limite siamo noi stessi. Da poco arrivata all’Ospedale Maggiore grazie alla posizione nella graduatoria dalla Azienda Sanitaria Universitaria Integrata di Trieste, concretizza una posizione di lavoro con il riscontro ad una scelta che si è rivelata giusta e che prova a raccontarci.
“Ho conseguito la Laurea in scienze infermieristiche a Viterbo nell’anno 2013. Subito mi sono data da fare per l’avviamento alla professione con esperienze maturate in questi anni occupandomi di assistenza domiciliare su pazienti tracheostomizzati, poi presso l’Istituto Villa immacolata, ed in ultimo al 118 Heartlife Croce Amica.
Il coronavirus è giunto inaspettato l’esperienza lavorativa in tutto questo periodo mi ha vista impegnata presso la postazione 118 di Civitella d’Agliano in cui la situazione del momento mi ha coinvolta nella pressione lavorativa giustamente conseguente ad un evento mondiale.
Nessuno di noi si è tirato indietro, una reazione spontanea massiccia che ha riguardato l’intera categoria degli infermieri e dei medici, non chiamateci eroi, ma professionisti responsabili. Umanamente una esperienza che soprattutto a noi giovani ha fortemente responsabilizzato.
Lo scenario di oggi per me si presenta con una prospettiva più rosea capace anche di delineare un progetto di vita. Il 20 giugno scorso ho iniziato il mio lavoro a Trieste presso l’ospedale di Cattinara. La prima impressione entrando in reparto configurato in un’ area critica con numerosi accessi gestita maggiormente da giovani, dinamici e davvero professionali, è quella di un altro cambio di passo, in questo posto si ha la possibilità di essere infermiere a 360 gradi e ogni giorno si cresce sempre più, ho visto colleghi fare cose che nemmeno lontanamente pensavo un giorno avrei potuto fare anche io.Mi sento gratificata, e finalmente adeguata ad una professione che avevo già scelto in tempi non supposti che oggi mi fa sentire non una eroina ma una professionista responsabile dedita a vivere nuove esperienze in nuovi reparti, in nuovi presidi ospedalieri in cui oltre all’efficienza di un sistema sanitario più o meno funzionante esiste in ognuno di noi la possibilità di mettere in primo piano la persona perché ogni paziente rappresenta una vita, una storia. Di esperienza da maturare ce n’è tanta e sarà senz’altro un percorso privo di confini geografici, fatto di nuove conoscenze di persone e di luoghi, di maturazione di esperienza con il mare a portata di mano, che non guasta.
Trieste, la prima impressione che ti riserva è il senso dell’accoglienza , la grandezza della città che è tutta da scoprire con i suoi piccoli e segreti luoghi paradisiaci.
E’ questa per me la vera ripartenza per ridisegnare la mia vita da un’altra angolatura in coerenza con l’obiettivo che mi sono data. Trieste come unicum che mostra i segni battuta talvolta dalla Bora che spazza foglie e pensieri che non ho avuto ancora il modo di sentire, in questo momento mentre vi espongo la mia narrazione il sole scende lentamente sulla sinistra e il mare sereno riflette i colori del tramonto.Ecco il mio cambiamento post. Covid-19.
*Infermiera Professionale presso Ospedale Cattinara-Triste