Laura racconta: Ogni scherzo vale

Di Laura Sega Marchesini

Sparsi a terra sparuti coriandoli pastello segnano gli inciampi di questo tempo sospeso dal simbolismo dei suoi rituali. Un carnevale senza maschere ha invertito la sarabanda che gli è propria con l’ordine costituito ripiegando maldestramente in un’attesa sorda e orizzontale le speranze di tutti per un futuro nuovo legato ineffabilmente alla continuità caduca e fragile di un “prima” assai lontano ancora dall’essere “poi”.
Il miraggio di mete incerte hanno consegnato al fato un affannoso andare ed ha osservato gli animi accomodarsi compiacente al soffio ruffiano di frappe e fritti che qualche finestra di tufo ha lasciato cadere nell’aria.
Non è la cerimonia, la trasgressione e la dissolutezza, non è il temporaneo scioglimento degli obblighi e delle gerarchie, non è il rovesciamento e lo scherzo stavolta ad averci purificato, rigenerato violando i divieti ed esorcizzando la morte, ma è il mistero del ricordo che, arrogante, rievoca senza avviso gli odori della memoria ad aver scandito il ciclo naturale del principio e della fine dell’uomo e del suo destino in perenne compromesso e coincidenza tra sé e il suo contrario.
La ricorderemo questa quaresima del corpo e dello spirito come un paradosso necessario, un richiamo severo alla spiritualità, ammoniti dalle sorti di questo ultimo Carnem Levare orfano di carni e carri, amara parodia di se stesso che allontanandoci dalla scaramanzia dell’esuberanza ha enfatizzato il mito dell’eterno ritorno ricordandoci d’essere contemporanei ai vivi e nell’alternanza delle veglie e dei veglioni tornare ad essere “uno, nessuno, centomila”.

L’immagine è un’opera di Mauro Zazzarini

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