Oreste Rutiliano di Italia Nostra a Viterbo “Un vincolo paesaggistico non significa inedificabilità assoluta”

di Donatella Agostini

Italia Nostra, l’associazione che tutela dei beni paesaggistici, storici e culturali su tutto il territorio nazionale, scende attivamente in campo anche a Viterbo, ponendosi come interlocutore politico nei confronti delle amministrazioni locali e dell’Università. È questo il senso della conferenza stampa svoltasi questa mattina nella sala convegni della Provincia, alla presenza del suo già presidente nazionale Oreste Rutigliano. Italia Nostra prende una posizione netta e definita a sostegno della recente iniziativa della Sovrintendenza per l’archeologia, le belle arti e il paesaggio dell’area di Roma e provincia di Viterbo, consistente in un vincolo su un territorio di complessivi 1.600 ettari adiacenti le mura della città, che sottoporrà lo stesso all’osservanza di determinate regole per quanto riguarda ogni ulteriore edificazione. Le zone nevralgiche coinvolte dal vincolo sono la collina del Riello, ricca di ritrovamenti archeologici, e la zona delle Masse – Paliano, con i ruderi delle antiche Terme romane, il tracciato della Cassia Antica e le sorgenti termali libere. La decisione della Sovrintendenza ha creato sussulti nella vita politica viterbese ed è stata considerata da quasi tutti i partiti locali come una iattura che paralizzerà ogni possibile futura iniziativa di sviluppo nella zona. «Un vincolo paesaggistico non significa inedificabilità assoluta. Gli effetti del vincolo sulle due zone accennate non impediranno di fare alcunché», ha affermato Rutigliano. «Un paesaggio non va considerato come statico, ma una risorsa che cresce e si evolve soprattutto con le attività umane. Pensiamo a quanto è accaduto in Puglia o in Toscana: lì i vincoli paesaggistici sono stati considerati come opportunità di riqualificazione e di sviluppo economico. Ma era ormai inconcepibile che una città come Viterbo, che aspira ad entrare nel circuito delle città d’arte italiane, non avesse ancora messo in campo una serie di misure per salvaguardare le sue risorse attrattive». Già nel 2006 la Provincia di Viterbo aveva pianificato l’istituzione di un Parco Archeologico Termale che partendo da porta Faul si estendeva ad ovest e a nord, fino al Bagnaccio, includendo sia le sorgenti sia i pregevoli resti archeologici ad esse adiacenti. Un parco di ben 4.000 ettari – quindi molto oltre l’estensione del vincolo della Sovrintendenza – che avrebbe garantito il riequilibrio tra zone edificate e zone libere, l’arresto dei fattori degradanti, il restauro e la tutela dell’ambiente e del paesaggio, la fruizione del tempo libero per i cittadini viterbesi e i turisti, e infine lo sviluppo di attività socio-economiche. Ma il Parco è rimasto lettera morta, di qui l’intervento della Sovrintendenza. «Pensiamo alla bellezza della cinta muraria, delle tagliate etrusche, dei valloni con le necropoli di Casteldasso e Norchia. Viterbo ha una ricchezza straordinaria di resti archeologici, paragonabili al parco dell’Appia Antica, ed essendo una città non votata all’industria, ha il dovere di valorizzare massimamente le proprie risorse turistiche. Invece, dopo uno sviluppo edilizio caotico di decenni, non solo non si sono messi ancora in atto strumenti per il riequilibrio urbanistico, ma addirittura si assiste ad una vera e propria crociata contro la tutela di beni archeologici e paesistici irriproducibili. Il vincolo va a colmare un vuoto legislativo lasciato aperto dal comune di Viterbo e dalla Regione – nel silenzio finora mostrato dalla facoltà di Beni Culturali dell’Università della Tuscia – e può fungere da detonatore atto a svegliare la città di Viterbo, che da troppo tempo ormai sceglie di vivere in un cono d’ombra. La politica non deve subire il vincolo ma approfittare di esso per rilanciarsi e rilanciare un nuovo mondo socioeconomico, che non è fatto di villette e di centri congressi sparsi nella campagna». Rutigliano si riferisce al progetto che vedrebbe ottantamila metri cubi di cemento trasformare radicalmente la zona circostante alle Masse di San Sisto, privando tra l’altro cittadini e turisti della fruizione libera delle sorgenti termali. Italia Nostra è pronta a istituire discussioni e tavoli di confronto sia con gli amministratori locali, sia con la già citata Università della Tuscia, forte di una squadra di cittadini sensibili al tema e di validi professionisti come l’avvocato Pierluigi Congedo, esperto di diritto amministrativo, l’architetto Fausto Ferrone, l’avvocato Guido Saleppichi esperto in usi dei beni pubblici – tutti presenti alla conferenza stampa – e a fotografi paesaggisti come Adrian Moss e Luca Bellincioni.

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