Palazzo Doria Pamphilj riapertura: gli ambienti riportati meravigliosamente alla luce

Luciano Pasquini

“La Bellezza salverà il mondo” è lo slogan  scelto dalla Regione Lazio per la riapertura del Palazzo Doria Pamphilj a San Martino al Cimino. Sarà possibile visitarlo da ottobre fino ai primi dell’anno nuovo, tutti i weekend con visite guidate, concerti, spettacoli e conferenze. La bellezza di fatto se non riuscirà a salvare il mondo, certamente la renderà migliore. La sua riapertura dopo cinque anni in concomitanza con la 30’ Sagra della castagna, ha movimentato come ai vecchi tempi visitatori e turisti soddisfatti dall’ausilio di guide che nella descrizione degli ambienti riportatati alla luce hanno raccontato con passione i tempi in cui il palazzo e la città è stata costruita. il “Principato” di San Martino,per definizione degli stessi abitanti in onore della principessa Olimpia Maidalchini Pamphilj. La prosecuzione dei lavori di restauro del Palazzo segue la direzione intrapresa dalla Regione Lazio con il progetto ART BONUS che al pari di altre nazione dove viene applicato con successo, permette ai privati tramite defiscalizazzioni di poter usufruire dei beni storici chiusi o in disuso per riportandoli alla fruizione del grande pubblico.
Pure i proventi delle visite, che si prolungheranno fino al 7 gennaio 2018, serviranno per le spese di manutenzione dello stabile, mentre volontari sono impegnati nel regolamentare l’accesso al palazzo e fungono da guide esperte. Ora la sfida importante, che attende l’intero complesso, dopo la felice riapertura, segnata da notevole affluenza di pubblico, è quella di essere reso un luogo d’incontro, di cultura, una vetrina della Tuscia, ed inserito nelle mete privilegiate del turismo culturale nazionale e internazionale, visto la vicinanza con il palazzo Farnese.

La Storia:
il Borgo rurale di San Martino, fu donato in perpetuo nel 1645 da Innocenzo X alla cognata Olimpia. Innocenzo X sostituì i monaci dell’abbazia Cistercense a con un collegio di canonici, in vista di una riorganizzazione del potere temporale e volle consolidare anche il gli interessi della famiglia Pamphilj nel territorio della Tuscia nei confronti dei Farnese. Donna Olimpia tra il 1653 e il 1657 da il via al rinnovamento edilizio del borgo procedendo ad una radicale trasformazione, ritenuta a tutt’oggi tra le più riuscite ed interessanti nel Lazio. I migliori architetti del tempo vennero chiamati, quali: Marcantonio de’ Rossi, Antonio Alemanni, Virgilio Spada, Paolo Marucelli, con consiglio e supervisione di Francesco Borromini e secondo alcuni anche con il contributo di Gianlorenzo Bernini. Il riassetto del Borgo contadino inizia proprio con la creazione del palazzo che viene ingrandito e sopraelevato con l’aggiunta della scala a lumaca, viene adibito a residenza dei Pamphilj. Successivamente si procede alla sistemazione della chiesa, dove si trasforma la facciata, e si provvede alla costruzione dei due campanili.
Per ultimo si procede alla costruzione del borgo, dotandolo delle prime case a schiera per l’alloggio di scalpellini, e manovalanza per il cantiere.
Oltre alla stupenda Chiesa, attigua al palazzo, da non mancare la visita al museo dell’ Abate dove le vetrine accolgono preziose suppellettili impiegate nell’uso liturgico, una minima parte di quanto era nelle disponibilità della Chiesa di San Martino, ma che rende l’idea di quale ricchezza disponesse.
Ora la sfida importante, che attende l’intero complesso, è sicuramente dopo la felice ria-pertura, segnata da notevole affluenza di pubblico, è quello di renderlo un luogo d’incontro, di cultura, una vetrina della Tuscia, inserirlo nelle mete privilegiate del turismo culturale nazionale e internazionale, visto la vicinanza con il palazzo Farnese.

COMMENTA SU FACEBOOK

CONDIVIDI