Prima la notizia, ovviamente. La Viterbese è iscritta al campionato (anche se giocherà con la squadra Beretti); la società è affidata pro tempore a un amministratore delegato (l’avvocato Tonino Ranucci, vecchia conoscenza gialloblù); Piero Camilli si dimette (“decisione irrevocabile”) da presidente e anche…da Viterbo. Affollata conferenza stampa allo stadio Rocchi, nella sala intitolata all’indimenticato e indimenticabile Andrea Arena. Il patron è un autentico fiume in piena. Parla con linguaggio schietto e talvolta assai colorito anche se lo sguardo non tradisce emozioni. Comunque niente foto, per favore. Il giorno dell’addio annunciato è anche quello scelto per togliersi dalle scarpe delle pietre e non semplici sassolini. Senza orpelli o slalom dialettici: “Questa è una città che non merita il calcio, semplicemente perché e una città nella quale il calcio non si può fare”. Snocciola i numeri di una gestione pesante dal punto di vista degli esborsi. “Anche se – puntualizza – me ne vado senza lasciare alcun debito. L’ultimo anno mi è costato 3 milioni di euro e sarei un pazzo a procedere a nuovi investimenti. Nella Viterbese non metterò più una lira. A parte i 350.000 euro di fideiussione che ho appena versato per non far fallire il club. Io ho chiuso”. Salvo l’arrivo di possibili acquirenti. “Quelli che ho incontrato nei giorni scorsi – sottolinea Camilli – si sono rivelati interlocutori poco seri. C’è chi veniva per conto di non meglio identificate cordate, chi per conto di sponsor politici, ma attendibilità zero. Alla fine, a dispetto anche di come mi consigliavano i figli, ho deciso per un ultimo atto d’amore, consapevole che anche questi soldi li perderò”. Il fatto è che, aggiunge il Patron della Ilco, a Viterbo non solo non ho raccolto alcun sostegno, ma ho trovato ostacoli di ogni tipo e ad ogni livello. Il nuovo stadio del Pilastro? “E mica lo lasceranno a Piero Camilli, lo lasceranno alla città. C’è chi dice che comunque otto anni fa presi una Viterbese in serie D. No, la Viterbese era fallita, e si salvò solo con il trasferimento del titolo della Castrense”. Poi un ringraziamento ai tifosi “pochi per la verità”, come dimostrano i numeri presentati in conferenza stampa. In alcuni casi i paganti non hanno superato le poche decine. “Unica eccezione, la finale vittoriosa di Coppa Italia contro il Monza. Ma lì si trattava di un evento e a Viterbo si interessano soltanto agli eventi. E magari quando non si è costretti a pagare, come dimostrano i biglietti omaggio che regalavo. Un malcostume insopportabile, tanto è vero che se fossi ancora restato alla guida della società, quest’anno li avrei aboliti. Non ne avrei regalato uno neppure a Piero Camilli”.