Riceviamo l’appello di Paolo Pelliccia, commissario straordinario della Biblioteca Consorziale di Viterbo a difesa del Laboratorio Provinciale del Restauro.
“Per un tipico quanto fastidioso meccanismo mentale, risulta per tutti noi più facile ricordare fatti, eventi e questioni negative che interessano la nostra comunità, più che tenere stretti nella mente i tanti lati positivi che pure ci circondano. E per questo stesso meccanismo, anche nei miei comunicati, vengono spesso sottolineati gli aspetti di critica costruttiva, e quelli di denuncia, mentre gli elogi e le constatazioni soddisfatte passano sostanzialmente sotto silenzio.Oggi però intendo porre l’accento su un fattore totalmente positivo, un vero e proprio vanto per il nostro territorio, al quale tutti, con piena coscienza civica e umana, dovremmo tributare un forte e sentito “grazie”. Mi riferisco a una realtà che opera sul nostro territorio da oltre trent’anni, e che oggi rischia di scomparire: il Laboratorio Provinciale del Restauro. Un Istituto questo, nato sotto l’egida della Provincia di Viterbo, e che ha operato con incredibile dedizione verso la salvaguardia del nostro immenso e importantissimo patrimonio storico-artistico. Nelle sale del Villino Rosi, un palazzetto situato a La Quercia, e che molti di voi avranno visto transitando lungo Viale Trieste, sono stati accolti piccoli e grandi capolavori del nostro patrimonio. Tele, tavole, incisioni, ma anche terrecotte, statue e, non in ultimo, codici e libri antichi hanno trovato un’accoglienza direi amorevole: in quelle sale infatti i preziosi materiali venivano ospitati, studiati, restaurati pazientemente, riportati al loro antico splendore, scongiurando in maniera quasi eroica il loro lento o veloce deterioramento e assicurandone così una sana fruibilità a tutta la collettività.
Purtroppo però, per cause che non sta a me ricostruire, questa splendida realtà, che ha permesso il salvataggio di moltissimi manufatti di inestimabile valore, anche a causa dei pensionamenti non rimpiazzati, sta andando a morire. Il che, si capirà bene, è un enorme peccato, oltre che un vero e proprio vulnus al nostro patrimonio, che ha il diritto di essere restaurato proprio qui, nella sua terra di origine. Eppure Viterbo ha anche un’altra eccellenza nel campo del restauro, ovvero il Laboratorio dell’Università della Tuscia, che si incardina all’interno dell’offerta formativa del corso di laurea in Conservazione e restauro dei beni culturali, corso diretto dal prof. Stefano De Angeli, dove i giovani studenti sono affiancati da personale docente esperto, e dove vengono pazientemente guidati nell’apprendimento di una professionalità tanto importante quanto difficile, e ahimé, sottovalutata al giorno d’oggi.
L’Università della Tuscia oggi ha davanti a sé una sfida alla quale la chiamano a gran voce il territorio e tutti gli Istituti culturali che su essa operano, e non in ultimo anche la Biblioteca Consorziale: stringere una convenzione con la Provincia di Viterbo e gestire direttamente quel luogo di eccellenza che è stato e che merita di tornare ad essere il Laboratorio Provinciale del Restauro del Villino Rosi. Siamo certi che si tratti di una sfida perfettamente alla portata delle altissime professionalità che compongono l’ossatura interna dell’Università, e siamo altrettanto certi che investire in questa direzione e coinvolgere i giovani studenti possa essere un vero e proprio volano per l’economia, l’istruzione e l’occupazione sul nostro territorio.
Come Consorzio avevamo proposto alla Provincia e alla Regione una nostra idea di destinazione del Villino Rosi, ma non possiamo che dare ragione sia all’Università della Tuscia che al dott. Albino Ruberti, Capo di Gabinetto del Pres. Nicola Zingaretti, sulla necessità di investire nel campo del restauro, e farlo investendo proprio sul recupero di quell’importante tradizione che è rappresentata dal Laboratorio Provinciale del Restauro. Siamo davanti all’opportunità concreta, intuita per altro dal dott. Ruberti, e pienamente condivisa dal Consorzio, di fare di Viterbo una vera e propria eccellenza regionale, nonché nazionale, nell’ambito del restauro e della salvaguardia del patrimonio storico-artistico. Come ovvio, nell’ottica del dialogo tra istituzioni, e nell’ottica ancor più importante del mettere le rispettive capacità a sistema, il Consorzio resta completamente a disposizione sia dell’Università della Tuscia che degli altri soggetti in campo per prestare il proprio aiuto affinché possa realizzarsi questo obiettivo culturalmente decisivo per il nostro territorio. Ovviamente però, trattandosi di collaborazione e scambio di competenze, il Consorzio conferma per altro anche la sua piena disponibilità – già per altro ribadita alla direttrice della ASL di Viterbo, dott.ssa Daniela Donetti – a prestare il proprio aiuto, in qualsiasi forma essa sia richiesta, a livello organizzativo, scientifico, ma anche riflessivo, per far sì che il progetto del Borgo della Cultura, che pure prevede spazi per il Laboratorio di Restauro, possa essere realizzato nel migliore dei modi, e divenire un vero e proprio centro culturale impostato sulla memoria del territorio, sulla sua cultura e sull’umanità nel senso più ampio e inclusivo del termine”.