Quarantacinque anni, l’Università della Tuscia cresce con la città di Viterbo

di Luciano Costantini

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Quarantacinque anni ben portati: attraente, ricercata, giovane, in una categoria dove l’anzianità è comunque un indiscusso merito. L’Università della Tuscia di Viterbo celebra il proprio anniversario che la avvicina al mezzo secolo di vita. Nella Sala Regia di Palazzo dei Priori presenti padri fondatori e docenti dell’ateneo, il Rettore di oggi Stefano Ubertini e quello di appena ieri Alessandro Ruggieri, una folta platea di studenti. E tante slide che passano sullo schermo per illustrare, attraverso fotografie (papi e presidenti della Repubblica) del tempo e pagine di giornali, il viaggio dell’ateneo viterbese, germogliato nel 1969 come Libera Università della Tuscia e, dopo dieci anni, divenuto ateneo di Stato. Una carta di identità relativamente giovane, corredata da un curriculum che è punteggiato da numeri importanti che il Rettore snocciola con malcelato orgoglio: cinquanta corsi di laurea, di cui 9 internazionali, due poli didattici a Rieti e Civitavecchia, diecimila studenti (il 15% dei quali provenienti dall’estero, in rappresentanza di 57 Paesi), mille unità di personale di supporto, ottanta milioni di euro a bilancio di cui l’80% viene reinvestito sul territorio. “Si tratta di dati – spiega Ubertini – che sono lì a testimoniare come lo sviluppo dell’università passa per la crescita della città e la crescita della città passa per lo sviluppo dell’università, che è diventata punto di orgoglio di Viterbo. Non sono molte la città del mondo a poter vantare una università”.

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“Una storia breve, ma intensa. Un’autentica ed effettiva simbiosi – puntualizza la sindaca Chiara Frontini in apertura della convention – che non potrà che continuare a progredire e diventare sempre di più motivo di riferimento del capoluogo e della Tuscia intera”. L’obiettivo primario, la stella polare, era e resta evidentemente quello di un costante e progressivo passo in avanti perché, sottolinea il rettore, di fronte a una espansione demografica globale c’è la necessità da parte nostra di dare una risposta adeguata. “Se noi portiamo studenti da lontano – aggiunge – portiamo residenti e non pendolari. Sono persone che verranno a vivere a Viterbo per quattro/cinque anni. Certo abbiamo un problema che si chiama residenzialità perché non si riescono a trovare alloggi. Ci stiamo lavorando con l’obiettivo di fare di Viterbo una vera città universitaria”.

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Grazie anche a una storia fatta di impegno e di progresso che negli anni non sono mai venuti meno, come hanno ricordato i vari relatori: Maurizio Ridolfi, Bruno Ronchi, Fabienne Charlotte Vallino, Giuseppe Nascetti, Luciano Osbat, Alessandro Ruggieri, Gilda Nicolai, Alvaro Marucci.

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