Quel Pangiallo ritrovato a Viterbo in un antico ricettario dei primi del Settecento

di Gianluca Braconcini

I dolci consumati durante le “feste aricurdatóre”, come quelle del periodo natalizio, sono
fondamentali per creare un’atmosfera ancora più calda quando ci riunisce tra parenti ed amici “cu le zampe sott’al tavulìno, a magnà a quattro ganàsse”.
Oltre al panettone, pandoro e torroni di varia foggia a produzione industriale ci sono prodotti tipici di ogni città e regione, quelli fatti in casa, “chi nun se sà, ragazze care, le so’ cummattùte”, il cui profumo rievoca in modo intenso e piacevole il ricordo del Natale “de quanno s’ adèra ciùche”. Nella tradizione viterbese troviamo il Pangiallo, la cui origine risale addirittura alla Roma Imperiale; quando, durante il periodo del solstizio d’inverno, si usava preparare e consumare i “pani ed i dolci dorati” come buon auspicio per favorire il ritorno del Sole…la sua forma rotonda e a cupola, ricorda proprio la figura dell’astro nascente. Il nome “pangiallo” deriva dall’inconfondibile strato di pastella d’uovo o di zafferano, che un tempo lo ricopriva, mediante il quale si cercava di ricreare la caratteristica lucentezza del Sole. In un antico ricettario dei primi del Settecento ritrovato a Viterbo nella biblioteca della casa dei conti Venturini Ciofi Degli Atti, viene scritto in maniera esplicita, che nella preparazione si dovesse usare lo “…zaffarano,avertendo di lassarne un poco per dargli il colore di sopra alle pagnotte quando sono cotte….”.
Nell’antichità il Pangiallo si otteneva impastando frutta secca, cedro candito e miele che oltre ad addolcire, contribuiva alla sua conservazione. Col passare del tempo questo dolce, nella sua preparazione, è stato arricchito con altri ingredienti come i pistacchi, “nòcchie” (nocciole), frutta candita, mandorle, noci e gocce di cioccolato fondente, che hanno contribuito a creare diverse varianti. Nella Tuscia, tra i vari pani natalizi troviamo anche il “Pane dolce di Bomarzo”, il “Pane del Vescovo, la “Pizza di Natale di Tuscania” e tanti altri.

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