Resti di Porta Romana abbandonati da 40 anni a Pratogiardino

di Luciano Costantini

Pezzi di peperino a Pratogiardino

Alcuni blocchi di peperino, dispersi alla rinfusa, in un’area che dovrebbe essere dedicata ai giochi dei bambini o alle passeggiate dei grandi. Comunque un luogo pubblico, in un angolo di Pratogiardino o Parco Lucio Battisti a Viterbo. Fate voi. A pochi metri dal cancello che si affaccia sulla storica Villa Brannetti. Eccoli i resti di quelli che furono per secoli i pinnacoli e il piedistallo di Santa Rosa, in cima a porta Romana. Niente dubbi sulla identità e sulla provenienza. Se ve ne fossero, è proprio il basamento che sorreggeva la statua della pulzella viterbese a portare un’iscrizione netta ed inequivocabile: Diva Rosa. Dispersi sul terreno, in maniera sciatta, si riconoscono la base di una colonna, un paio di pinnacoli, altri pezzi non meglio identificati. Tutti realizzati rigorosamente in peperino locale. Lì giacciono da oltre quaranta anni, da quando cioè l’amministrazione comunale del tempo decise di rifare, comunque restaurare, le tredici porte di città. Tra esse, appunto, porta Romana scolpita, nel 1649, dal maestro scalpellino Paolo Pieruzzi su disegno di Francesco Majolino e inaugurata quattro anni più tardi. A fianco della statua di Santa Rosa resistono gli stemmi dei pontefici Clemente XI e Innocenzo X. La maestosa porta, nel corso dei secoli, cambiò nome e fu più volte restaurata anche se mostra ancora i segni delle cannonate delle truppe francesi del generale Francois Etienne Kellermann, dicembre 1798. Negli anni Ottanta del secolo scorso parti delle sovrastrutture della porta furono rimosse a cura dell’impresa dell’indimenticato e indimenticabile Alberto Ciorba per poi finire in un angolo di Prato Giardino, dove ancora si trovano…a miracol mostrare. Si fa per dire. Ovviamente, pur portando i segni incancellabili dell’età, non sono esattamente reperti archeologici di pregio assoluto. Si tratta di “pezzi” che comunque hanno una loro storia e soprattutto meriterebbero una collocazione più dignitosa rispetto a un angolo di Prato Giardino, dispersi alla rinfusa come semplici pietre informi, residuati di una cava o di una anonima dimora. Quel “Diva Rosa” scolpito sul vecchio piedistallo lo si può leggere anche come un monito per chi ricorda l’amata pulzella viterbese soltanto nei giorni dedicati alla sua festa. “Siamo tutti d’un sentimento”… O no?

TRE

UNO

DUE

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