San Pellegrino in fiore: così la città rifiorisce

di Barbara Aniello

Piazza del Gesù

È l’alba, il centro storico è vuoto, qualche vigile mi sorride, mentre strappa un selfie con i colleghi tra gruppi di podisti sportivi e cani sorpresi dal manto verde che ricopre i sanpietrini.
Le geometrie di erbe semplici, a tratti povere, come cavoli, gelsomini notturni, rosmarini, broccoli, salvie, lavande, restituiscono una dimensione olfattiva inedita. Prima di essere una festa per gli occhi San Pellegrino in fiore è una gioia sinestetica che colpisce tutti i sensi del visitatore, inebriato dagli effluvi delle erbe aromatiche e dalla pulizia delle linee che racchiudono, come scrigni, tesori nascosti.
Fin dal Medioevo e Rinascimento, l’architettura ha rubato dai fiori e dalle piante le forme delle sue decorazioni. In un magico andirivieni della storia, qui assistiamo al percorso inverso: dai fiori si ritorna all’architettura che li ha imitati, effigiandoli nei suoi pavimenti cosmateschi, nei suoi capitelli romanici, negli stemmi nobili, sulle balaustre marmoree delle nostre splendide chiese. Così San Lorenzo, Santa Maria Nuova, La Chiesa del Gesù rivivono nelle piazze erboree, una sorta di hortus conclusus dove possiamo passeggiare, guardare, annusare, toccare un’architettura floreale, privilegiati spettatori, incantati dal gioco geometrico delle idee che ridisegnano la città, in un curioso scambio tra contenitore e contenuto. Di più. Al termine di questo tour tra arte e natura, siamo spinti, quasi invogliati, a ritrovare, riosservare quegli splendidi monumenti che compongono la nostra amata storia. Ho apprezzato la coerenza dei cavalletti, delle insegne, degli apparati espositivi, dei perimetri, tutto reso con tronchi, juta, rami ed erba,  allestiti con il rigore di un set cinematografico d’epoca. Iconograficamente coerente, perfetto, accurato, pulito, il progetto di Raffaele Ascenzi e della sua équipe è stato giustamente premiato al concorso di idee al quale è stato sottoposto da un’Amministrazione intelligente, che ha saputo puntare sulla qualità e sulla cultura per attirare un turismo di livello, basato su ciò che di più bello caratterizza Viterbo.
San Pellegrino torna così a rifiorire come evento d’arte, dopo anni sconfortanti in cui prevaleva il commercio sulla bellezza. Mi sento finalmente felice, passeggiando per il centro storico, perché gli occhi – e non solo loro – riposano su una bellezza che cambia la città e con lei il nostro mondo.

Ph di Massimo Luziatelli

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