Santa Rosa: Gloria conquista i cuori dei viterbesi

gloria

Tre settembre: Viterbo si veste dei suoi colori più belli. Sono quasi le ventuno: le persone hanno ormai preso posizione lungo il percorso. Gruppi di giovani intonano cori da stadio, seduti in terra su fogli di giornale. Piazza del Comune è il nostro salotto buono: accoglie i visitatori tra le sue pareti raccolte come fosse una festa di famiglia. Seduti sulle tribune, o gomito a gomito sulla piazza, gli spettatori applaudono gli sbandieratori e ascoltano le arie suonate dalla banda, ma hanno il cuore sul sagrato della chiesa di San Sisto, dove svetta, splendidamente illuminata, Gloria.

Tra qualche minuto un esercito di uomini vestiti di bianco la prenderà sulle sue spalle come una sposa. Finalmente si sente la voce del capofacchino Rossi tuonare: dà odine ai facchini di prendere posizione sotto la Macchina. L’intera piazza ammutolisce. Anche l’aria si fa immobile.

Le frasi pronunciate dal capofacchino sono rituali, ogni viterbese le conosce a memoria, e anche stasera le ripete mentalmente all’unisono. “Semo tutti d’un sentimento???”. Sì! E non solo i facchini. Una città intera sta provando lo stesso sentimento, e non è retorica. Orgoglio, emozione, trepidazione, entusiasmo, senso di comunanza, amore, tutti mescolati insieme a formare il sentimento invocato da Rossi. “Sotto col ciuffo e fermi…fermii…”.

Ci si immobilizza ognuno nella propria postazione e si trattiene il respiro. Gli istanti sono interminabili, così come sarà altissima la tensione fra i cento uomini con le ginocchia piegate, pronti a scattare in alto e a sollevare la loro Santa. Il “Sollevate e fermi!!!” libera tutti, si può tornare a respirare, la piazza urla la propria gioia.

L’entusiasmo raggiunge l’apice quando la Macchina si affaccia a piazza del Comune. “Gloria in Excelsis Deo” conquista a prima vista il cuore di chi la guarda. I viterbesi hanno colto l’omaggio del creatore Raffaele Ascenzi al leggendario “Volo d’Angeli”. “Gli angeli raffigurati rappresentano la volontà dei credenti di dialogare con la loro Santa e, per suo tramite, con il cielo stesso”, sottolinea Ascenzi. “E il nome mi è stato suggerito dal fatto che mentre la progettavo, ascoltavo spesso l’aria omonima di Vivaldi”. Bella, bella, bella. Un aggettivo che da solo non basta a definire la Macchina di Santa Rosa di quest’anno. Una Macchina che gloriosamente arriva a passo di corsa al sagrato della sua chiesa, e anche quest’anno quei facchini, tutti cuore e muscoli, l’hanno portata alla sua casa.

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