Uno stemma sabaudo incastonato in un piccolo bijou di cristallo poggiato sul tavolo della scrivania. Sebastian Serafini, viterbese, professione consulente del lavoro, di più non fa scoprire del suo sentiment per la monarchia. “Monarchia costituzionale, non assoluta, per carità”, si affretta a puntualizzare. E aggiunge per precisare: “In realtà io sono un viscerale appassionato di storia e credo che la storia dei Savoia, con tutti gli errori che ne fanno parte, debba essere conosciuta. Soprattutto per evitare gli errori del passato”. Non per niente, Sebastian Serafini, è guardia d’onore delle tombe dei Savoia al Pantheon, nonché nobile di Firenze per volere del granduca Ottaviano De’Medici di Toscana, legittimo erede della casata. Nel personale e fitto palmares anche altre onorificenze d’alto rango: rettore dell’Accademico d’Onore, membro del Rotary Club Roma Quirinale. Insomma l’uomo, se non di sangue blu, è almeno di sangue celeste. Si trova naturalmente a proprio agio sotto l’ampio mantello nero con corona e scudo sabaudo quando svolge il suo turno di vigilanza al Pantheon sotto il sepolcro che ospita le spoglie di Vittorio Emanuele II°, re Umberto I° e la regina Margherita. “Sono entrato tra le guardie regie – racconta – nell’ottobre dello scorso anno e per due ore al mese ho coperto il mio turno”. Non sente la solitudine del compito. “A Viterbo siamo in tredici, una Delegazione guidata dal professor Ferdinando Petri”. Sebastian Serafini spiega come è arrivato a indossare il mantello di custode delle reali spoglie: “E’ stata la passione: mio nonno al referendum del ‘46 votò per la monarchia, mio padre, che fu carabiniere reale, teneva accanto al letto le foto del re e della regina. Quattro anni fa conobbi via internet il rappresentante delle guardie del Trentino, gli chiesi come poter entrare nel gruppo e lui mi indirizzò al delegato di Viterbo, appunto il professor Petri. Nel novembre scorso ho iniziato il mio primo turno di guardia”. Ma non c’è soltanto un futuro da cappa e guardia. “Il gruppo cui appartengo è determinato a crescere e devo dire che da quando si è costituito, anche con il supporto tecnologico di WhatsApp e Facebook, è aumentato l’interesse, come testimoniato dalle presenze, il 28 novembre scorso, in occasione della messa per i sessantottesimo anniversario della morte della Regina Elena”. Ovviamente, non c’è soltanto un passato da ricordare ed onorare…”Ovviamente. Guardiamo anche al futuro con una premessa chiara: non facciamo politica e la politica non ci interessa. Vogliamo unicamente mantenere viva la storia dei Savoia che è anche la storia d’Italia. Non si possono cancellare ottantacinque anni di regno”. Come si fa, con quarantadue primavere, ad immaginare a una nuova monarchia? Utopia allo stato puro, o no? “So benissimo che si sfiora l’utopia anche se sono convinto del contrario. La monarchia rientra in un pensiero che noi della Delegazione vorremmo sdoganare e che invece continua ad essere un tabù anche perché spesso parlare dei Savoia vuol dire guerra e leggi razziali. E’ chiaro che siamo di fronte ad un sogno anche perché la Carta Costituzionale parla chiaro”. E all’interno del sogno non ci può non essere anche il posto per un ipotetico re. In particolare, c’è nel Paese una figura che oggi potrebbe diventare una testa coronata? Un attimo di riflessione, uno sguardo al cielo come a cercare un suggerimento, poi un “restiamo, per favore, nel mondo dei sogni…credo proprio che non ci sia una figura adatta, almeno nel mondo della politica. Comunque non è neppure il tempo di ribaltoni istituzionali, pure se questo non vuol dire che non debba scattare un momento di riflessione. Mi spiego: noi non siamo dei matti che indossano polverosi mantelli per fare la guardia ai Savoia che riposano al Pantheon. Noi dobbiamo avere visibilità, se stiamo solo al Pantheon o continuiamo solo a pubblicare le foto di re Umberto o di re Vittorio non andiamo da nessuna parte. Quella sì che è la monarchia legata al passato”. Usciamo allora dall’onirico e torniamo al presente, magari per immaginare un futuro, diciamo così, regale. “Intanto qui a Viterbo abbiamo una Delegazione che ha come obiettivo quello di rispolverare le abitudini che c’erano fino a qualche tempo addietro. Per esempio, la commemorazione delle morti dei sovrani. Lo abbiamo fatto con la ricorrenza della scomparsa della regina Margherita, lo faremo il prossimo 28 dicembre con un’altra messa in ricordo di Vittorio Emanuele III°. Ora dobbiamo guardare avanti, non per fare politica, ma solo ed esclusivamente per amore della storia”.
Sebastian Serafini, un sentiment per la monarchia per amore della storia
di Luciano Costantini