Sesto anniversario della scomparsa di Mario Onofri, artista visivo viterbese

Questo 13 giugno 2021 saranno sei anni che Mario Onofri ci ha lasciato.
Molte persone a Viterbo ne ricordano la generosità che era tutt’uno con la sua fragilità, la sua tenerezza, la sua autoironia, la sua creatività e il suo impegno morale e civile.
Perché Mario Onofri non è stato soltanto l’artista visivo che a Viterbo e a Roma ha lasciato buona memoria di sé nei circoli delle avanguardie artistiche, ma anche e soprattutto la persona che in tutti i luoghi e in tutte le persone trovava la bellezza e s’adoperava per trarla alla luce e preservarla dalla violenza onnidistruggitrice dei barbari poteri dominanti; l’amico franco e lieve, e tenace il compagno di lotte necessarie, che nei luoghi del dolore e della solidarietà sapeva non solo non chiudere gli occhi dinanzi alla sofferenza finanche la più scarificata e la più abissale, ma anche sempre cercava di recare conforto e aiuto, di lenire il dolore, di ritrovare e condividere le tante briciole e le tante scintille di bene che ogni persona porta sempre con sé, di cavare dal pozzo del cuore l’acqua che refrigera e lava e disseta. Era un uomo buono e un amico gentile.
Era anche una natura contemplativa: chi gli è stato più vicino sapeva che amava il silenzio e la solitudine. La vena melanconica e quella barricadera in lui si fondevano in un profondo sentire nonviolento che lo portava a contrastare tutte le violenze e le menzogne, proprio per amore della favola e del sogno, per amore dell’umanità e del mondo.
Si accendeva di subitanei entusiasmi, e per questo forse subiva frequenti disillusioni: ma sapeva stemperarle ed accoglierle con lo squisito suo umorismo e la vivace sua cordialità. Sapeva che lotta per la giustizia e pratica della misericordia sono tutt’uno.
Insieme, e con altri indimenticabili amici – primo fra tutti Alfio Pannega – abbiamo condotto esperienze e riflessioni nonviolente, insieme ci siamo impegnati in iniziative di resistenza e di solidarietà e di difesa dei diritti umani e del mondo vivente che metterebbe conto salvare dall’oblio che tutto divora.

Anche nel suo ricordo ancora una volta vorrei riaffermare una persuasione e un appello che sovente rimedito e ripropongo: che occorre un’insurrezione nonviolenta delle coscienze e delle intelligenze per contrastare gli orrori più atroci e infami che abbiamo di fronte, per affermare la legalità che salva le vite, per richiamare ogni persona ed ogni umano istituto ai doveri inerenti all’umanità.
Occorre opporsi al maschilismo, e nulla e’ più importante, più necessario, più urgente che opporsi al maschilismo – all’ideologia, alle prassi, al sistema di potere, alla violenza strutturale e dispiegata del maschilismo: poiché la prima radice di ogni altra violenza e oppressione è la dominazione maschilista e patriarcale che spezza l’umanità in due e nega piena dignità e uguaglianza di diritti a meta’ del genere umano e cosi’ disumanizza l’umanità intera; e solo abolendo la dominazione maschilista e patriarcale si può sconfiggere la violenza che opprime, dilania, denega l’umanità; solo abolendo la dominazione maschilista e patriarcale l’umanità può essere libera e solidale.
Occorre opporsi al razzismo, alla schiavitù, all’apartheid. Occorre far cessare la strage degli innocenti nel Mediterraneo e annientare le mafie schiaviste dei trafficanti di esseri umani; semplicemente riconoscendo a tutti gli esseri umani in fuga da fame e guerre, da devastazioni e dittature, il diritto di giungere in salvo nel nostro paese e nel nostro continente in modo legale e sicuro. Occorre abolire la schiavitù in Italia semplicemente riconoscendo a tutti gli esseri umani che in Italia si trovano tutti i diritti sociali, civili e politici, compreso il diritto di voto: la democrazia si regge sul principio “una persona, un voto”; un paese in cui un decimo degli effettivi abitanti è privato di fondamentali diritti non è più una democrazia. Occorre abrogare tutte le disposizioni razziste ed incostituzionali che scellerati e dementi governi razzisti hanno nel corso degli anni imposto nel nostro paese: si torni al rispetto della legalità costituzionale, si torni al rispetto del diritto internazionale, si torni al rispetto dei diritti umani di tutti gli esseri umani. Occorre formare tutti i pubblici ufficiali e in modo particolare tutti gli appartenenti alle forze dell’ordine alla conoscenza e all’uso delle risorse della nonviolenza: poiché compito delle forze dell’ordine è proteggere la vita e i diritti di tutti gli esseri umani, la conoscenza della nonviolenza è la più importante risorsa di cui hanno bisogno.
Occorre opporsi a tutte le uccisioni, a tutte le stragi, a tutte le guerre. Occorre cessare di produrre e vendere armi a tutti i regimi e i poteri assassini; abolire la produzione, il commercio, la disponibilità di armi è il primo necessario passo per salvare le vite e per costruire la pace, la giustizia, la civile convivenza, la salvezza comune dell’umanità intera. Occorre abolire tutte le organizzazioni armate il cui fine è uccidere. Occorre cessare immediatamente di dissipare scelleratamente ingentissime risorse pubbliche a fini di morte, ed utilizzarle invece per proteggere e promuovere la vita e il benessere dell’umanità e dell’intero mondo vivente.
Occorre opporsi alla distruzione di quest’unico mondo vivente che è la sola casa comune dell’umanità intera, di cui siamo insieme parte e custodi. Non potremo salvare noi stessi se non rispetteremo e proteggeremo anche tutti gli altri esseri viventi, se non rispetteremo e proteggeremo ogni singolo ecosistema e l’intera biosfera.
Opporsi al male facendo il bene.
Opporsi alla violenza con la scelta nitida e intransigente della nonviolenza.
Oppresse e oppressi di tutti i paesi, unitevi nella lotta per la comune liberazione e la salvezza del’umanità intera.
Salvare le vite è il primo dovere.

Peppe Sini, responsabile del “Centro di ricerca per la pace, i diritti umani e la difesa della biosfera” di Viterbo

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