Si è rinnovato a Vetralla il rito dello Sposalizio dell’Albero

Sposalizio dell'albero

Si è rinnovato questo lunedi 8 maggio il rito de  “Lo Sposalizio dell’albero”, la festa più antica e tradizionale di Vetralla, caratterizzata dalla sfilata in costume avviata alle 9.00 del mattino, composta da dame, sbandieratori, cavalieri e damigelle che hanno attraversato le vie del paese fino ad arrivare al Monte Fogliano, dove è avvenuta la storica cerimonia.
I due alberi, un antico cerro e una giovane quercia, vestiti da sposi, velo compreso, e circondati di primule e ginestre,sono stati uniti in matrimonio. Tutte le autorità civili e militari del paese riunite insieme a una nutrita folla nella chiesa dell’Eremo, dove si è celebrata lo sposalizio.
Si tratta di un’antichissima tradizione di circa 6 secoli, che si ripete l’8 maggio di ogni anno per ricordare la donazione dei boschi circostanti che il papa Eugenio IV fece, nel 1432, agli abitanti di Vetralla.
Celebrante del rito il sindaco del paese Sandrino Aquilani che, in località Monte Fogliano, ha rinnovato un antico e suggestivo gesto con il quale unisce in matrimonio una quercia e un cedro, in segno di unione profonda e feconda tra i vetrallesi e la natura circostante.

In origine, la cerimonia avveniva in plateola ante Ecclesia Eremi, dove i Priori abbigliati coi loro paludamenti priorali, circondati da gruppi di armigeri e di popolani, mentre i castaldi recavano a loro come omaggio, fasci di erbe ed arboscelli infiorati. Secondo il ricordo di Scriattoli nella seconda metà del secolo XIX la cerimonia, seguendo nome fissate nel 1744, iniziava nelle prime ore del mattino con un corteo partente dalla piazza del Comune del Gonfaloniere con gli Anziani e il Governatore, tutti al mezzo trotto sui loro cavalli, preceduti dal suono delle trombe dai donzelli del municipio indossanti caratteristiche uniformi in polpe e feluca; numerosi abitanti si univano al corteo cavalcando asini e cavalli, tra cui i ragazzi che per l’occasione non andavano a scuola. Il corteo attraversava il bosco giungendo al Ritiro dei frati dove il Magistrato entrava in pompa nella Chiesa, vi si celebrava la messa, al termine della quale visitava il convento e quindi si portava fuori dal recinto religioso ai piedi di uno dei cerri secolari, dove inghirlandato nel tronco di fiori di ginestra e di centauree e incoronato di festoni fioriti, era preparato un tavolo sul quale il segretario redigeva l’atto. Il Gonfaloniere strappava qualche ramoscello degli alberi vicini e raccoglieva un po’ di terra, poi gettata all’intorno, quindi leggeva l’atto di possesso che i magistrati e tutti i presenti ascoltavano in piedi e a capo scoperto.

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Foto di Massimo Luziatelli

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